Black out e grandinata in Vallagarina

Venti minuti al buio in città. Le campagne di Nomi e Pomarolo devastate da ghiaccio e da vento. Raccolto 2012 da buttare


di Nicola Filippi


ROVERETO. Il maltempo fra venerdì notte e sabato mattina ha flagellato una parte della Vallagarina: Rovereto, Pomarolo, Besenello, Calliano e Nomi, ha provocato un lungo black out in città e in periferia, centinaia di telefonate ai centralini dei carabinieri e del commissariato di polizia. Una breve ma violentissima grandinata si è abbattuta sulle campagne di Nomi e Pomarolo, distruggendo tutto il raccolto: uva, mele, ciliegie, kiwi. Gran lavoro per decine di vigili del fuoco volontari che si sono prodigati dalle 23 di venerdì sera fino alle tre e mezza di ieri mattina per mettere in sicurezza le situazioni più delicate. Ieri mattina, con la pioggia ancora battente, il vicesindaco di Nomi Claudio Festi, in t-shirt fradicia, stava togliendo con la pala chili e chili di ghiaia dai tombini ostruiti di piazza Mario Springa, a due passi dal Municipio e dalla chiesa. «Ho quasi cinquant’anni, ma una cosa del genere a Nomi non l’avevo mai vista», ci racconta. E spala. E risponde al telefono cellulare. È il sindaco Rinaldo Maffei, dalle ferie in Sardegna, che si accerta dei danni. Tanti? Tantissimi. Decine di cantine allagate, strade inondate dal fango. Le cesure? Andate, tutte. Non ne è rimasta una intatta. La grandine ha pelato tutte le piante di uva e di melo, anche quelle di kiwi. Effettivamente, racconta il comandante dei vigili del fuoco volontari, Lodovico Delaiti, le campagne di Nomi e della vicina Volano fanno impressione. A terra, un tappeto di foglie verdi. Sui tralci, grappoli nudi. A terra, acini verdi, grandi come biglie. Alberi sradicati dalla tromba d’aria e spezzati come grissini.

Ieri mattina, in città, i vigili del fuoco volontari di Rovereto sono stati chiamati per vari allagamenti di sedi stradali ed esercizi commerciali. Con le idrovore hanno ripulito dall’acqua e dal materiale di riporto. Ma nella notte precedente, erano dovuti intervenire a Nomi con le idrovore. «Via Paissan, la via principale, potevamo farla in gondola», ricorda il vicesindaco Festi. «Per arrivare in caserma abbiamo dovuto camminare nell’acqua alta fino a ginocchio», spiegano Delaiti e gli altri pompieri. Un’emergenza in piena notte che ha costretto il comandante Delaiti a chiedere il supporto dei colleghi volontari di Aldeno (10 vigili e tre mezzi), Volano (2 mezzi e sette uomini), Villa Lagarina (tre pompieri) e Rovereto (idrovora e uomini). Oltre, naturalmente, a Nomi con 20 uomini. In totale, hanno lavorato una quarantina di uomini.

Campagne devastate, con processioni al mattina per controllare i danni. «Non avevo mai visto niente di simile», conferma Delaiti. «La grandinata del ’92 non era stata così devastante», dice Festi. Alberi caduti, ghiaia e materiale dalla montagna lungo le vie del centro storico, le foglie degli alberi che ostruivano le caditoie e rendevano le strade come piscine, rogge ostruite da piante e materiale. «Via Castelbarco era un fiume di limo», racconta uno dei pompieri volontari. E cumuli di ghiaccio.

Anche a Besenello e Calliano i vigili del fuoco volontari hanno avuto il loro bel daffare, per alberi sradicati, strade, il sottopassaggio e cantine allagate. Ma sono le campagne e le viti, vanto e ricchezza del Trentino, quelle che hanno pagato lo scotto peggiore. Per i contadini della Vallagarina un anno bisestile da dimenticare.

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