Bilancio: tagli a sanità, scuola e trasporti
Spese correnti, 70 milioni in meno per ridurre gli investimenti non oltre il 15%. Ma nessun settore uscirà indenne
TRENTO. Ridurre le spese per non dover troppo abbassare la cifra del capitolo investimenti. Che pure si ridurrà, ma per non più del 10-15%. E cercando di non limare neppure di un centesimo quelli relativi all’innovazione. Perché l’obiettivo è quello di sostenere il Pil. Ma ridurre le spese, detta più chiaramente, significa tagliare. Di quanto? E dove? L’obiettivo è il 2,6% delle spese correnti. Che lo scorso anno erano pari a 2 miliardi e 800 milioni. Il taglio sarà dunque di poco più di 72 milioni di euro. E per arrivare a tale cifra si dovrà ovviamente intervenire sulle macrovoci: sanità, istruzione, trasporti, finanza locale. Per il primo capitolo di spesa, che è tale anche per dimensioni, il taglio ipotizzato è di una buona trentina di milioni, gli altri quaranta verranno dal resto. Senza tralasciare nulla. Anche le voci più marginali: divise di bande e Schützen comprese, per fare un solo esempio. Una briciola qui, una là, tutto dovrà concorrere all’ottenimento dell’obiettivo. Che non si presenta facile. Basta partire da una semplice considerazione: le spese correnti, per loro natura, tendono a crescere, per via dell’aumento dei prezzi e del tasso d’inflazione. Fermarne l’aumento è già un’impresa. Figurarsi quindi cercare di ridurle.
La prossima settimana sarà quella decisiva, per la fase di partenza della stesura del bilancio provinciale 2013. Martedì prossimo una prima bozza verrà presentata alla maggioranza, il venerdì successivo la giunta provinciale tirerà le prime conclusioni. E in mezzo si susseguiranno riunioni di dirigenti e tecnici dei vari dipartimenti con quelli della Ragioneria, per individuare dove ci sia “polpa” da addentare e per ipotizzare le diverse vie (la cui scelta sarà poi tutta politica) attraverso le quali raggiungere il traguardo. Riunioni che per la verità sono in corso già da diversi giorni. E chi vi ha partecipato ne ha tratto un’impressione precisa: sarà una piccola rivoluzione. Che porterà a decisioni anche dolorose, perché andranno a toccare settori cruciali nelle vite quotidiane di chiunque, a partire dalle famiglie: appunto sanità, scuola e trasporti. E come detto finanza locale, cioè i trasferimenti ai Comuni e alle Comunità di valle, che a loro volta amministrano servizi essenziali. Ma saranno scelte obbligate. E magari covate da tempo negli uffici di piazza Dante, ma la cui attuazione è sempre stata rimandata: vuoi perché le vacche erano grasse, vuoi a volte per via delle posizioni dei sindacati. Il punto di equilibrio sarà legato alla compatibilità delle scelte con il programma della legislatura. E qui si aprirà il confronto tra le forze politiche della coalizione, ognuna delle quali con i propri assessori di riferimento. E i relativi conti da far tornare, compresi quelli con gli elettori. Per ora la Ragioneria di piazza Dante non ha ricevuto dalla giunta indicazioni su come “spartire” i tagli tra le macrovoci: tutto dipenderà dalle analisi dei tecnici e dalle possibili alternative (se ce ne saranno) che verranno individuate. Ma non c’è da illudersi: sempre tagli saranno. E per tutti.
La partita è ovviamente legata anche alla cornice nazionale, in continuo mutamento. Proprio questo è uno dei punti più delicati della partita. Solo a metà ottobre il governo varerà la Legge di stabilità ed eventuali misure aggiuntive di finanza pubblica, anche tenendo conto della compartecipazione dello Stato al quadro di collaborazione europea. E solo a quel punto dunque la Provincia potrà conoscere con precisione le dimensioni della riduzione del proprio bilancio, che per ora è prudenzialmente stimata in una forbice che va dai 150 ai 250 milioni di euro in meno rispetto ai 4 miliardi e 600 milioni dello scorso anno. Ma a gravare è anche un altro fattore di incertezza: quello relativo alla quota proveniente dal bilancio regionale, in forza della delega di funzioni amministrative come previdenza, ammortizzatori sociali e servizi antincendio. E la Regione, ad oggi, non ha ancora adottato la propria pianificazione finanziaria.
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