«Attenzione al turismo sanitario»
Il Tribunale per i diritti del malato: «Il fai da te non può essere una risposta alle richieste di cure»
TRENTO. L’allarme è stato lanciato l’altro giorno dal Tribunale del malato nazionale: «Cominciano a verificarsi i primi casi di turismo sanitario in India e a Hong Kong, da parte di malati di epatite C che non sono malati tanto quanto previsto dall’Agenzia del farmaco che e quindi non hanno accesso alle nuove terapie».
«Mentre le istituzioni italiane discutono se e come curare più persone, i cittadini si sono organizzati: prenotano un viaggio e vanno in India o ad Hong Kong per comprare il farmaco con una spesa intorno ai 2 mila euro. Questo è un fenomeno che va tracciato, analizzato e affrontato dalle Istituzioni per garantire la sicurezza delle cure, per evitare che si sviluppino soggetti intermediari che lucrano sulla salute e per rispondere ad una vera domanda di salute ad oggi insoddisfatta. Adagiarsi sul fai-da-te sostenibile non è una risposta. Voler guarire prima che il proprio stato di salute peggiori è una questione che non può essere liquidata dalle istituzioni come un semplice capriccio dei cittadini» ha detto Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato. «Guardando invece dentro i nostri confini stiamo ad oggi trattando meno di una persona su tre delle aventi diritto. Ancora troppo poco. Tutte le Istituzioni devono fare di più e meglio».
E secondo gli ultimi dati diffusi dall’Aifa sarebbero 14 mila i pazienti malati di epatite C trattati con i nuovi farmaci, su un totale di circa 50 mila considerati gravi. Ma in Italia sono 300 mila i pazienti in cura per il virus Hcv e in totale (molti dei quali a loro insaputa) i contagiati totali sarebbero 1 milione e 500 mila.