Assenze per malattia, giro di vite
In Comune a Predazzo solo due giorni all’anno senza certificato. E’ scontro tra giunta e sindacato
PREDAZZO. La giunta di Predazzo cambia le modalità di gestione delle assenze per malattia dei dipendenti comunali. I sindacati non ci stanno e invocano un ritiro immediato della circolare, minacciando di agire per altre vie. Il sindaco Maria Bosin, però, non vuole fare marcia indietro e sostiene : «É ora di dire basta a certi privilegi». E afferma che come lei sembra pensarla la gran parte del personale.
Il contratto del comparto autonomie locali prevede che le assenze per malattia fino a due giorni consecutivi non vadano certificate (la legge nazionale è differente, ma non è applicabile agli enti locali). A febbraio la giunta ha disposto che la possibilità di non presentare il certificato medico fosse usufruibile dai dipendenti solo fino al massimo di due giorni d’assenza in un anno, dopodiché diventa obbligatorio giustificare anche un solo giorno a casa.
La risposta dei sindacati è subito arrivata: «Nella circolare appare di tutta evidenza un’interpretazione alquanto arbitraria e restrittiva della norma citata», scrive Agnese Forti della Funzione Pubblica Cgil. La norma in questione (definita anacronistica nella comunicazione ai dipendenti) dice che «in caso di ripetute malattie non certificate o di assenza ingiustificata al domicilio attestata dalla struttura sanitaria incaricata del controllo, l’Amministrazione ha la facoltà di chiedere al dipendente la documentazione della malattia fin dal primo giorno di assenza». Secondo la Cgil la normativa si riferisce a singoli casi e non può essere estesa a tutto il personale.
Bosin ribatte: «Abbiamo preferito tenere una linea uguale per tutti, piuttosto che mettere in atto una caccia alle streghe colpendo i singoli. Senza contare che le ispezioni sanitarie hanno un costo». Il sindaco rimane, quindi, fermo sulla decisione presa: «La maggior parte del nostro personale è competente e impegnato e farebbe invidia a qualsiasi impresa privata. Molti si sono detti d’accordo con la circolare e contenti di poter dimostrare di non aver nulla da nascondere. Un’operazione di trasparenza come questa permette di sfatare i molti luoghi comuni sui lavoratori pubblici». E conclude: «In un momento in cui chi vuole entrare nel mondo del lavoro - soprattutto i giovani - spesso si trova le porte sbarrate, non si possono più chiudere gli occhi su una situazione che penalizza per primi i lavoratori impegnati, che sono la maggioranza».