Arrestata la banda che aveva rubato sette quadri a Trento

In marzo avevano sottratto le tele di artisti come Braque e Malevic a un noto collezionista in una casa di via Vannetti


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Non c’erano Capannelle, Ferribotte e Peppe er Pantera, ma i sei arrestati ieri mattina all’alba dai carabinieri per il furto d’arte in casa del collezionista trentino Carlo Tomasi ricordano da vicino i protagonisti del film di Mario Monicelli «I soliti ignoti». Solo che gli improvvisati ladri d’arte in carcere ci sono finiti per davvero. Approfittando del rapporto di amicizia di uno di loro, erano riusciti a entrare in casa del collezionista e gli avevano rubato le tele più prestigiose. C’erano due opere su carta di Kazimir Malevic, maestro del suprematismo, un olio su tela del pittore cileno Sebastian Matta, un’opera di Georges Braque, amico di Pablo Picasso, un dipinto di Sonia Delaunay, un altro di Liubov Popova e una non ancora attribuita. Non solo. Della refurtiva facevano parte anche dieci anfore di epoca etrusca e greca. Il valore del bottino è superiore ai due milioni di euro, ma ovviamente sul mercato legale. Al massimo, la banda poteva sperare di ricavare 700 mila euro sul mercato illegale. Un patrimonio che la banda aveva rubato in casa dell’anziano collezionista, in via Vannetti, a Trento. I carabinieri avevano in mano solo due fotogrammi del filmato della telecamera di sicurezza del palazzo e la testimonianza dell’anziano.

Partendo da questi elementi, però, i carabinieri e il pubblico ministero Giuseppe De Benedetto hanno dipanato la matassa fino ad arrivare all’arresto di Simone Saggioro, 38 anni di Villafranca di Verona, Luigi Spillari, 45 anni di Verona, Alessandro Micalizzi, 39 anni di Villafranca, Claudio Lo Vivo, 37 anni residente a Aviano, Nicodemo Cafà, 38 anni residente a Occhiobello e Crocefisso Gueli, 43 anni domiciliato a Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze. L’accusa nei confronti di primi tre è di furto, mentre gli altri sono accusati di ricettazione

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il personaggio chiave sarebbe Saggioro. Conosceva da qualche anno il collezionista trentino e negli ultimi mesi lo frequentava assiduamente andando anche a casa sua. Probabilmente, aveva anche preso le chiavi dell’appartamento e poi ne aveva fatto delle copie.

Il 17 marzo, Saggioro aveva intrattenuto a lungo il collezionista in un bar della città. Nel frattempo Spillari e Micalizzi, coperti con cappuccio e cappello, sono entrati in casa con una valigia e hanno fatto razzia. Si sono portati via tutto, usando anche le maniere spicce, tanto che alcune opere sono state danneggiate. Poi, però, non sono riusciti a piazzarle. erano del tutto disorganizzati. I carabinieri le hanno trovate a casa di un parente di Saggioro. Il figlio del collezionista, Paolo Tomasi, tira un sospiro di sollievo e ringrazia gli inquirenti.

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