Dopo la denuncia del 2010, Redolfi torna alla carica: «Basta rincorrere i problemi, vanno affrontati»

Aree per i nomadi, 12 mesi di silenzio

Il sindaco le aveva promesse un anno fa. E crescono gli insediamenti abusivi


Chiara Bert


TRENTO. «A settembre le microaree per i nomadi, ne abbiamo già vagliate alcune», annunciava un anno fa il sindaco Alessandro Andreatta, incalzato dal suo stesso partito, il Pd, dopo la denuncia pubblica del presidente del Centro storico Melchiore Redolfi. Settembre è passato, a fine anno il sindaco è tornato ad annunciare che le microaree sarebbero state tra i temi in agenda ad inizio 2011, poi che il fascicolo sarebbe approdato in giunta entro marzo. Siamo a fine luglio e di microaree neanche l'ombra. In giunta non è mai passata nessuna proposta. Tutto rinviato - genericamente - al prossimo autunno, insieme a molte altre partite urbanistiche ancora in sospeso.

È stato affidato un incarico ad hoc ad un dirigente, l'architetto Paolo Penasa, e si vocifera che la questione potrebbe essere affrontata all'interno del piano casa (altro grande punto interrogativo). Si sa che almeno due circoscrizioni - Centro storico e Gardolo - già un anno fa si sono dette pubblicamente disponibili a ospitare una microarea sul proprio territorio. Ma di proposte ancora nulla, i presidenti non sono più stati contattati.

E intanto, con l'estate, gli accampamenti abusivi aumentano. Le ultime segnalazioni riguardano il parcheggio ex Zuffo, dove ci sono automobilisti che non vogliono più lasciare la macchina. Ma da nord a sud, le roulotte stazionano in tanti punti della città, alla Motorizzazione, sotto il cavalcavia di via Maccani, a Gardolo, al parcheggio Monte Baldo e all'ex Enderle. Il malumore cresce, lo scorso autunno anche la presidente di S.Giuseppe Maria Rosa Maistri aveva lamentato il ritardo: «Il Comune deve farsi carico del problema, accelerando i tempi».

Dopo la lettera infuocata di un anno fa, Redolfi ribadisce: «Serve una risposta, o si regolamenta con le microaree, o il problema rimane, anzi aumenta e noi non facciamo che rincorrerlo. Questo va detto in modo chiaro, noi la nostra disponibilità l'abbiamo data ma nessuno si è fatto più vivo, tanto che come circoscrizione l'abbiamo ricordato nelle nostre osservazioni alla variante per opere pubbliche».

Mattia Civico, consigliere provinciale del Pd, è stato il promotore della legge provinciale per l'integrazione di sinti e rom, approvata a ottobre 2009: «Bisogna finalmente sottrarre queste persone all'illegalità e passare ad una regolamentazione attraverso un patto di diritti e doveri. La legge c'è, il Comune di Trento, come gli altri Comuni, può presentare una proposta urbanistica alla commissione provinciale per l'integrazione».

Oggi sono un centinaio i nomadi che vivono fuori dal campo di Ravina, la maggior parte sinti residenti in Trentino da generazioni, che si sono adattati a vivere in aree abusive, quasi sempre senza acqua, luce e servizi igienici. Un anno fa anche il capogruppo Upt Franco Micheli dichiarava: «Bisogna realizzare le microaree, spero che quando arriveranno le proposte nessuno si tiri indietro». La paura che ciò accada, e che in consiglio si scateni il fuoco di fila del centrodestra, ha messo il freno al Comune. Ma intanto il problema cresce.

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