Arco, un regalo da 7000 metri cubi
Nel cuore dell'abitato, su un'area verde della società Cos.Mi, la società dell'ex Argentina. L'accordo col Comune e la rabbia degli ambientalisti
ARCO. Nell’Alto Garda il Natale arriva in anticipo. Parliamo di mattoni, di edilizia, di nuove costruzioni. Parliamo di una nuova lottizzazione nel cuore dell’abitato di Arco, in una laterale di via Santa Caterina. Si tratta di un’area verde di proprietà della società Cos.Mi (Costruzioni Miorelli), la stessa società che ha realizzato il complesso ex Argentina, finito sotto i riflettori dei media. Sul Corriere della Sera, Gian Antonio Stella aveva dedicato una paginata a quel caso: un ampio reportage dal titolo “L’ecomostro sul lago di Garda e il miracolo dei sotterranei emersi. Un antico albergo da recuperare moltiplica le cubature”.
Per capire la vicenda della nuova cubatura in arrivo ad Arco bisogna capire quella dell’ex Argentina, complesso edilizio realizzato nella storica olivaia, a cui è legata a filo doppio. I riflettori dei media - dicevamo - e la lente puntata della magistratura: parte del complesso «Olivenheim» fu posto sotto sequestro dopo la sentenza di primo grado pronunciata il 31 maggio del 2017 dal Tribunale di Rovereto. Poi, nel luglio 2021, a seguito della sentenza della Corte suprema di Cassazione - che mise la parola fine al processo, confermando la sentenza della Corte di appello di Trento - venne stabilito il dissequestro di quella stessa parte di compendio.
Una decisione che all’epoca aveva indotto il sindaco Alessandro Betta, che aveva ereditato la patata bollente lasciatagli dalla precedente amministrazione, a commentare così: «Ora ognuno potrà farsi una sua idea. La giustizia ha fatto il suo corso. Chi ha fortemente voluto tutto questo invocando l’intervento della magistratura oggi siede in consiglio comunale; agli effetti pratici, tuttavia, nonostante il dispendio di energie enorme, l’immobile è ancora lì. La questione dell’olivaia edificata e della cubatura del compendio ex Argentina realizzato dalla Cos.Mi ha tenuto banco per anni ed ha visto la costituzione di parte civile di Italia Nostra e del Comitato Salvaguardia Olivaia. La questione ruotava attorno alla cubatura concessa, con una serie di perizie e controperizie. Secondo la sentenza definitiva erano 4.883 i metri cubi in più,pari a circa il 30% della volumetria totale residenziale consentita. Detta in parole semplici: il progetto ex Argentina parlava di un totale di 20.000 mc di cui 15.000 residenziali e 5000 alberghieri (questi ultimi mai realizzati). La sentenza definitiva accertò che erano stati realizzati 20.000 mc di residenziale. Inoltre i giudici stigmatizzarono il fatto che era stato disatteso completamente il disposto del piano attuativo che prevedeva il recupero filologico del vecchio sanatorio e il rispetto della morfologia della collina su cui era collocato.
Adesso, a distanza di tempo, con zero compensazioni a credito della collettività per le cubature in eccesso, il Comune di Arco ha stipulato un accordo urbanistico per realizzare un complesso residenziale di 7000 metri cubi. Nel 2021 il sindaco Betta lo aveva detto: «Ora dobbiamo riprendere in mano la questione e ripianificare, c’è uno sforzo amministrativo da fare». «Il piano è scaduto nel 2019 - ricordava allora l’assessore Nicola Cattoi - ora stiamo cercando di valutare quali sono le opportunità migliori». E l’opportunità è arrivata.
Il piano attuativo, che prevede questo sviluppo nel terreno di proprietà della Cos.Mi Costruzioni, sarà discusso prossimamente in consiglio comunale. «Al fine di adottare la nuova Variante urbanistica di riqualificazione dei luoghi nel contenuto e nell’ottica sopra prospettati - si legge a pagina quattro dello schema di accordo urbanistico - l’amministrazione ha concertato con le società Cos.Mi srl e CosmiCostruzioni srl una soluzione pianificatoria che, pur imponendo alla Cos.Mi srl la perdita della volumetria relativa all’edificio ex Calvario esistente nell’area interessata dal piano attuativo scaduto, consente alla società Cos.Mi Costruzioni srl di costruire una nuova volumetria residenziale su un’area diversa e meno pregiata paesaggisticamente nel rispetto della verifica del carico insediativo massimo e della residua capacità residenziale prevista dal Piano regolatore generale».
Operazione, questa, che non piace al Coordinamento Ambiente Alto Garda che lancia l’allarme, parla di possibile danno erariale e di possibile segnalazione alla Corte dei Conti. A non convincere il mondo ambientalista - che ad Arco ha una “cellula” molto attiva (basti ricordare le denunce sull’inquinamento provocato dalla discarica Maza e quello del Rio Salone, a valle della Maza e del cantiere Loppio-Busa, nonché la contaminazione da Pfas)- è il fatto che per quei 4.883 metri cubi realizzati in violazione della normativa urbanistica nel compendio ex Argentina (una delle zone più pregiate del territorio) non sono state pagate ammende. E anzi ora, alla luce dei formalmente mancanti 5000 metri cubi di alberghiero, previsti nell’accordo sull’edificazione nell’olivaia, l’amministrazione comunale si prepara ad approvare una variante urbanistica al Piano regolatore generale (Prg): 7000 metri cubi che la Cos.Mi potrà realizzare in via Venezia, altra area di alta qualità. L’amministrazione, carte alla mano, si prepara ad uno step che considera dovuto, oltre che legittimo. Dall’altra parte il Coordinamento Ambiente - che conosce nei dettagli la vicenda amministrativo-giudiziaria del complesso ex Argentina, che ha visto protagonisti la Cos.Mi e la giunta del sindaco Veronesi - contesta tutto il “piano” e parla di “regalo anticipato” alla società di costruzioni: un ballo del mattone, guancia a guancia, che non piace. «Qui - dicono gli ambientalisti - è arrivato il momento di cambiare musica».