il caso

Arco, il sindaco-detective smaschera i ladri

Furto con scasso nella vettura di Alessandro Betta. Ma la sua segnalazione ha aiutato i carabinieri nelle indagini: tre denunciati



ARCO. «Subire due furti in auto, a pochi mesi di distanza, il primo ad ottobre, l’altro giovedì scorso, dà parecchio fastidio. Ma stavolta l’indizio che ho fornito ai carabinieri della stazione di Arco è stato fondamentale per risalire agli autori. Che ora sono stati denunciati alle autorità». Alessandro Betta, tolti i panni di sindaco, da privato cittadino ha deciso di vestire quelli del “detective”, aiutando i carabinieri nelle indagini per risalire agli autori della serie di furti avvenuti tutti giovedì scorso: ai danni di un camper di tedeschi a Navene (sparito uno zaino con denaro e documenti), in un’auto di una turista austriaca (due zaini con denaro ed effetti personali) a Corno di Bò e alla sua auto privata, già forzata nel parcheggio al Pomerio nello scorso ottobre.

«In autunno mi avevano rubato tutto. E il danno era stato notevole. Da quella volta mi sono fatto più furbo - spiega ancora il sindaco Betta - in macchina non lascio più nulla di prezioso o di personale. Ma a Tempesta, mi hanno scassinato di nuovo il blocchetto della portiera e mi hanno rubato un piccolo portafoglio che conteneva pochi spiccioli, quelli che uso per pagare il parcheggio».

I ladri sono comunque riusciti ad arraffare una ventina di euro e una borsa sportiva, «che ho subito ritrovato in un cassonetto, a poca distanza». Ma il colpo d’occhio del sindaco-investigatore è stato fondamentale. Betta, appena parcheggiata la sua macchina, a Tempesta, si era accorto «che quella Toyota Yaris grigia, con a bordo tre giovani aveva qualcosa di strano, che la situazione non quadrava». Quel dettaglio è stato oro colato per i militari.

I carabinieri di Arco, dopo aver ricevuto la segnalazione del furto, hanno chiesto la collaborazione del colleghi di Malcesine e Verbania. I militari della Compagnia, guidata dal capitano Marcello Capodiferro, hanno ottenuto le targhe dei veicoli che erano transitati davanti alle telecamere del controllo sicurezza del comune di Malcesine. Poi hanno scoperto che quella stessa auto era stata fermata per controlli a Riva e Malcesine. Elemento probatorio granitico, i dati del localizzatore satellitare Gps utilizzato dai malviventi per raggiungere le località da depredare. Una “leggerezza” pagata cara dai tre nomadi lombardi. Il gps aveva in memoria tutti i luoghi visitati.

L’analisi dei dati ha permesso di fare luce sulle responsabilità dei tre nomadi che sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura di Rovereto per furto aggravato in concorso di C.I. 36 anni di Pavia, R.G. di 39 di Reggio Emilia e D.D. 31 enne di Pavia. (n.f.)













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