Arco, fuori 18 consiglieri in 30 mesi

Le (troppe) dimissioni hanno «stravolto» il risultato del voto ed è polemica: «Ormai sembra una barzelletta»


di Gianluca Marcolini


ARCO. Forse gli arcensi non se ne sono accorti ma la loro amministrazione comunale è cambiata dal giorno delle elezioni ad oggi. E anche di parecchio. Nessun golpe (il sindaco Mattei è ancora al suo posto e così pure la sua giunta) ma un lento quanto inesorabile mutamento del consiglio municipale che di fatto ha trasformato il risultato elettorale del maggio del 2010 e soprattutto la volontà dei cittadini. Tutta colpa dello “stillicidio” di consiglieri fra dimissioni e surroghe. In due anni e mezzo in diciotto (compresi i cinque diventati assessori) hanno abbandonato il loro scranno. Un numero esorbitante. Lunedì è stato chiesto ai consiglieri di votare la surroga del dimissionario Simone Migliavacca, della civica di centrodestra Siamo Arco, con il quarto dei non eletti (32 voti) Nicola Garbari, entrato in gioco dopo che il terzo, Daniele Pulita, ha rinunciato. Garbari, però, non si è fatto vivo e a quanto sembra – stando a quello che riferiscono i suoi colleghi – non ha intenzione di rispondere all'appello. La sua rischia, così, di diventare un'elezione da record: consigliere per una sola seduta e senza manco mettere piede in aula.

La presidente Remondini si è vista costretta a procedere alla convalida nonostante l'assenza e tanto è bastato a scatenare il dibattito, con Stefano Bresciani e Andrea Ravagni tra i più critici nello stigmatizzare in generale la condotta del consiglio arcense, fin qui tutt'altro che edificante. “Quella delle surroghe dei consiglieri comunali – ha commentato Ravagni – è diventata ormai una barzelletta di cui purtroppo non c'è nulla da ridere. In un momento in cui la politica dovrebbe acquisire credibilità certi episodi lasciano basiti gli elettori". “Davvero un brutto spettacolo – la sottolineatura di Stefano Bresciani – in un momento in cui servirebbe maggiore senso civico. Tra l'altro c'è gente, come Carlo Pedergnana del Patt, che è rimasto fuori dal consiglio con 100 voti e che si sarebbe seduto molto volentieri fra noi”.

Duro anche il sindaco che ha dedicato alla questione una parte della propria relazione al bilancio. Per la prima volta, a memoria d'uomo, una richiesta di convalida ha ottenuto 5 voti astenuti (oltre a Ravagni e a Bresciani, anche Nico Michelotti, Ilaria Betta e Nilla Bertamini); se Garbari si dimetterà si dovrà procedere alla diciottesima surroga. Tante? Troppe. Si è partiti con i cinque consiglieri che hanno preso il posto di chi è diventato assessore, ovvero Flavio Tamburini (al posto di Renato Veronesi), Giuseppe Calliari (Alessandro Betta), Eros Piffer (Roberto Bresciani), Franco Michelotti (Tomaso Ricci) e Roberto Vivaldelli (Max Floriani) e si è proseguiti con Michela Zampiccoli (Carlo Tamanini), Piero Zocca (Stefano Tamburini), Silvana Comperini (Maurizio Angelini), Claudio Zanoni (Luca Giuliani), Luciano Villi (Michela Calzà), Dario Ioppi (Claudia Angelini), Massimo Amistadi Pd (Josef Jörg), Simone Migliavacca (Piero Zocca), Stefano Trenti (Massimo Amistadi Upt), Nico Michelotti (Mario Caproni), Alessandro Marcabruni (Silvana Comperini), Mario Cariello (Michela Zampiccoli), Ilaria Betta (Roberto Vivaldelli), Nicola Garbari (Simone Migliavacca).

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