«Aperture festive? Mettiamoci d’accordo»
Dalpalù (Sait): il fatturato non aumenta con l’orario, se c’è intesa fra gli operatori ci sono altri modi di servire il cliente
TRENTO. Un accordo tra le aziende della Grande distribuzione organizzata sulle aperture festive dei negozi, per evitare quello che si è visto a Pasquetta con i supermercati “spaccati” (tra aperti e chiusi) e i clienti disorientati. Ci crede Renato Dalpalù, presidente del Sait, ad alcune condizioni ben precise.
Presidente Dalpalù, alcuni lavoratori protestano e rivendicano (anche in tribunale) il diritto alla vita familiare, i sindacati auspicano un accordo ma sembra che ci siano clienti sempre pronti a fare la spesa. E’ pensabile che un’azienda tenga chiuso il supermercato durante le feste se la concorrenza resta aperta?
Su una piazza come Trento è pensabile solo se c’è una decisione condivisa, magari attraverso un codice di auto regolamentazione che può riguardare alcune domeniche (ma non tutte) e le festività nazionali. Ma se un solo operatore rimane aperto costringe tutti gli altri a seguirlo.
E’ così importante il fatturato dei giorni festivi?
C’è un target di clientela che apprezza la possibilità di fare la spesa durante le feste, ma non è solo questione di soldi. C’è un problema di immagine: nessuna azienda può permettersi di passare per quella che non offre un servizio ai clienti, con il rischio che questi si rivolgano alla concorrenza. Certo se tutti si comportano nella stessa maniera il problema non si pone.
Con le aperture festive aumentano le vendite?
No. Il mercato alimentare non è dato dal numero dei negozi aperti, né dal numero di giornate o di ore di apertura. Il nostro mercato è dato dai bisogni della popolazione, cioè dalle “bocche che mangiano”. Se restiamo aperti un giorno in più il fatturato semplicemente si spalma su sette giorni invece che su sei. La gente non mangia di più o di meno in base all’orario dei negozi.
E’ una questione di servizio pubblico?
Tutti abbiamo in casa frigorifero e congelatore, un giorno di chiusura non mi sembra drammatico. Ma qualche anno fa dissi che per venire incontro al cliente si poteva ipotizzare un sistema di turni, come le farmacie: una domenica apre il Sait, un’altra il Poli e così via, in modo da soddisfare - a turno - il cliente che ha bisogno di fare la spesa la domenica.
E come è andata a finire?
Non se ne fece nulla. Un operatore tirò dritto per la sua strada.
Chi può fare da garante?
All’epoca le aziende invocavano una legge. Ma siamo nel paese delle “troppe leggi”. Io mi immagino una sorta di autoregolamentazione. Trento non è New York, si tratta solo di mettere d’accordo i quattro o cinque operatori più significativi.
Da dove si comincia?
Penso che lo stimolo dovrebbe venire dalla politica.
Il Sait c’è?
Se c’è da affrontare un tema come questo e le istituzioni prendono l’iniziativa il Sait ci sarà sempre. Poi è chiaro che ognuno può andare per la sua strada. Bisogna tenere conto che il mondo va in direzione diversa.
Non vale per il mondo tedesco dove gli orari sono ridotti.
E’ vero. Ma non è che i dipendenti del commercio in Austria lavorino meno ore. E’ una questione di organizzazione diversa. Ma sono d’accordo: se possiamo impiegare le persone con tempi “normali”, perché no? A Milano ci sono catene aperte 24 ore su 24, come le industrie siderurgiche. Mi chiedo: serve? Io qualche dubbio ce l’ho.
Le aperture festive aumentano i costi?
E’ ovvio: per i costi fissi (pensiamo all’energia elettrica) e per il lavoro festivo che costa di più.
Chi paga il conto?
All'inizio certamente l'azienda: non è che la domenica i prezzi siano maggiorati. Poi - nel lungo periodo sono le aziende che valutano se caricare questi costi sul consumatore o ridurre i guadagni. Non c’è una risposta valida per tutti.
Ci sono aperture irrinunciabili?
Sì. Pensiamo alle domeniche d’oro, ma anche a periodi come il Festival dell’Economia o le Feste Vigiliane quando è giusto che in centro ci siano supermercati aperti. Non è questione di “fare affari” ma di rendere un servizio. Discorso analogo per le zone turistiche.
In Trentino c'è di meglio da fare la domenica che andare a fare la spesa, non trova?
Con me sfonda una porta aperta, ma se lei va al Centro commerciale di Pergine la domenica, anche con il bel tempo, trova sempre tanta gente. Non possiamo che prenderne atto.