Aperture domenicali: oggi da Olivi con le firme
Rovereto, sono 400 i commessi e commercianti roveretani che chiedono alla Provincia di superare le liberalizzazioni di Monti tornando a regole meno permissive
ROVERETO. Stando alle premesse, dovrebbero trovare le porte non solo aperte ma anche col tappeto rosso steso. Stamattina alle 11 i sindacalisti dei lavoratori del commercio consegneranno all’assessore Alessando Olivi le 400 firme raccolte tra commessi e commercianti per chiedere un passo indietro rispetto alla legge Monti. Ed un ritorno ad una normativa più ragionevole sulle aperture domenicali e festive. La storia, in brevissimo. Trento aveva elaborato un proprio sistema, con un numero limitato di aperture domenicali concordate con le associazioni di categoria. Ma quella legge, elaborata proprio da Olivi, era stata travolta dalle liberalizzazioni di Monti. Aperture libere sempre e comunque. Un sistema che ha dimostrato, almeno in Trentino e a Rovereto, tutta la propria debolezza. Il regime di concorrenza «costringe» ad adeguarsi, ma come era prevedibile aumentare gli orari di apertura dei negozi non ha fatto lievitare gli acquisti: semplicemente li ha spalmati su più ore. In sintesi, si vende quanto prima ma con costi di personale superiori. E col sacrificio per il personale stesso della vita familiare. Una situazione che scontenta tutti e che gli stessi consumatori, almeno per quanto è stato possibile tastarne gli umori, considerano esagerata.
Quindi le 400 firme. Alla provincia chiedono di riappropriarsi della facoltà di regolamentare il commercio e quindi di mettere da parte il decreto Monti, tornando alla «vecchia» legge Olivi. Una ipotesi alla quale in verità lo stesso Olivi sta già lavorando - ha detto - facendo pressione a Roma, assieme ad altre 5 regioni, proprio per ottenere la possibilità di normare a livello locale le apertura domenicali. Le firme, aveva detto Olivi, daranno ancora più forza alla richiesta portata avanti presso il governo romano.
Se poi al contrario quella via dovesse rivelarsi impercorribile (la validità del decreto Monti nelle regioni autonome era stata a suo tempo verificata concludendo che superava le normative locali) non resterebbe che la strada dell’accordo tra operatori del commercio: imprenditori e associazioni di categoria. Che possono certamente concordare aperture domenicali a rotazione o su un numero ridotto di date concordate. Strada complicata per la quale ancora una volta sarebbe indispensabile la mediazione e regia della Provincia. (l.m)
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