Anestesia sbagliata, maxi risarcimento

Sergio Trabalza cadde in coma vegetativo durante un intervento e morì 14 mesi dopo. Imputato un medico del Santa Chiara


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Era entrato in ospedale per una banale operazione, ma è caduto in uno stato irreversibile di coma vegetativo ed è morto dopo oltre 14 mesi. Il destino è stato crudele con il giornalista Sergio Trabalza, trentino d’adozione, a lungo corrispondente dall’Australia per la Gazzetta dello Sport e per altri giornali nazionali. Adesso per la sua morte c’è un imputato. Si tratta di un medico anestesista dell’ospedale Santa Chiara accusato di omicidio colposo. L’Azienda sanitaria ha già risarcito la famiglia in sede civile con alcune centinaia di migliaia di euro. Giovedì, davanti al giudice Carlo Ancona, si terrà l’udienza del processo nei confronti dell’anestesista del Santa Chiara accusato di omicidio colposo. Trabalza si sottopose all’intervento di colangiopancreatografia per endoscopia retrograda, al fine di studiare i dotti biliari e il pancreas del paziente, il 4 ottobre 2010. Prima dell’intervento l’anestesista aveva informato il paziente che il rischio anestesiologico legato all’intervento era da considerarsi normale. Durante l’operazione il paziente ha avuto un forte choc ed è caduto in un forte stato di ipossia. Trabalza poi è stato trasferito in terapia intensiva, ma non si è mai ripreso. E’ morto nella casa di riposo Grazioli il 20 dicembre del 2011.

Secondo il pm Antonella Nazzaro, il medico avrebbe sbagliato anestesia somministrando una dose eccessiva, in base alle condizioni generali del paziente, di un sedativo, il Propofol. Questo avrebbe provocato una gravissima depressione respiratoria del paziente che avrebbe prodotto una forte ipossia, ovvero una diminuzione dell’ossigeno nel sangue. Per la difesa, sostenuta dagli avvocati Luca Pontalti e Franco Larentis, invece la morte sarebbe stata causata da un’embolia gassosa, possibile complicanza delle terapie endoscopiche. Secondo l’accusa, Trabalza soffriva già di cuore e questa ipossia lo ha portato alla morte dopo oltre 14 mesi di coma vegetativo.

Secondo i periti dell’accusa, la gravissima depressione respiratoria farmaco indotta era prevedibile. Il perito della difesa, il professor Luciano Gattinoni, sostiene invece, che lo stato di coma vegetativo e la successiva morte sarebbero state provocate dall’embolia gassosa. Secondo il perito della difesa, il medico anestesista si sarebbe comportato in maniera ineccepibile. Da ricordare che secondo le nuove norme, per configurare la responsabilità penale del medico sono necessarie due cose: la colpa grave e il mancato rispetto delle linee guida stabilite per i casi medici simili a quelli in analisi.

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