COMUNALI 2015

Andreatta, crolla la fiducia

Nel 2009 eletto col 64,4%, oggi è al 52%. «Bassa affluenza? Una sconfitta per tutti»


di Luca Petermaier


TRENTO. Se il sindaco uscente Alessandro Andreatta intendeva il voto di ieri come un giudizio sul suo operato, la delusione di oggi non può che essere cocente. Al di là della riconferma, infatti, il messaggio che esce dalle urne del capoluogo è la sensibile flessione della fiducia nel primo cittadino. Andreatta crolla da un rassicurante 64,4 per cento delle scorse elezioni ad un assai meno tranquillizzante 52% (al momento di andare in stampa), valore sul filo del ballottaggio fino a ieri nemmeno preso in considerazione dalla coalizione di centro sinistra autonomista che accettava scommesse solo sulla percentuale della vittoria al primo turno.

Il tonfo del sindaco è figlio di molti fattori. Primo: la bassa affluenza (nel capoluogo crollata al 54,8 per cento) che storicamente premia le forze di centro destra. In secondo luogo la non brillante prestazione del Partito Democratico, il suo partito, che in città (storica roccaforte) non brilla, pagando forse polemiche degli ultimi mesi. Il caos attorno alla figura della segretaria Giulia Robol e i veleni interni tra le varie fazioni (mai veramente rientrati) hanno certamente pesato sull’immagine del partito. L’assenza di una leadership riconoscibile ha fatto il resto e nemmeno il ciclone Renzi ha saputo infondere la dovuta fiducia nell’elettorato democratico.

Ma c’è un terzo elemento da considerare. La caduta (stando ai dati dell’una di notte) della fiducia nel sindaco dipende probabilmente dallo stesso sindaco e dalla sua giunta. Sono stati cinque anni difficili da gestire, con scarse risorse da spendere e una maggioranza non sempre granitica da tenere insieme. Andreatta ha forse pagato l’assenza di idee forti e riconoscibili, realizzate e da poter presentare ai cittadini. «Rivendico il fatto che Trento, nonostante le difficoltà, sia rimasta una città aperta e generosa» - ha affermato in una recente intervista al Trentino. Ebbene, al momento del voto, però, i cittadini ricordano di più le opere che vedono (o che non vedono) o i parcheggi che pagano e che prima non pagavano piuttosto che il clima di (relativa) tranquillità in cui vivono. Sbagliano? Forse. Ma l’elettore ha sempre ragione.

Riconfermarsi non è mai facile, soprattutto ad alti livelli. Ma quando i cittadini riconoscono il buon governo può essere facilissimo, come dimostrano le percentuali bulgare raggiunte dai sindaci uscenti di Riva del Garda Adalberto Mosaner e quello di Pergine Roberto Oss Emer.

Abbiamo contattato telefonicamente il sindaco Andreatta ieri sera all’una di notte, le sezioni scrutinate erano 19 su 97, al 52% la percentuale dei voti in suo favore. «Commentare questi numeri? Prematuro. Sui risultati non dico nulla» - taglia corto il sindaco. Che però riflette sulla bassa affluenza: «Il 54% in città è indubbiamente poco, una sconfitta per noi che facciamo politica e per i partiti. Va anche detto che il calo dell’affluenza è generalizzato e non riguarda solo il capoluogo. Ciò non toglie che il dato ci deve interrogare tutti: dobbiamo riportare le persone a interessarsi della cosa pubblica. Ora torno a seguire i dati. Buonanotte...».













Scuola & Ricerca

In primo piano

Economia

Industria trentina: prosegue il calo delle assunzioni, allarme dei sindacati

I dati di ottobre dell'Agenzia del lavoro segnano un -13,8%, nei primi dieci mesi dell’anno i nuovi contratti nel manufatturiero sono scesi dell’8,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. La perdita è compensata da posti meno qualificanti nel commercio e nell'agrcoltura. Cgil Cisl Uil chiedono alla Provincia misure più mirati e efficaci per aiutare il settore in sofferenza