Anche il Briamasco fu creato dai privati Ma costava troppo

La società Stadium era formata da appassionati benestanti Costruito nel 1921, fu ceduto dieci anni dopo al Comune


di Mauro Lando


TRENTO. Opportunamente il sindaco Alessandro Andreatta invita a pensare il nuovo stadio cittadino costruito con una forte presenza di capitale privato. Il luogo è già individuato: l’area San Vincenzo presso Mattarello, là dove si dovevano costruire le nuove caserme.

Opportunamente l’assessore provinciale Tiziano Mellarini invita a buttare, almeno un po’, il cuore oltre l’ostacolo ed a mettere la costruzione dello stadio in cima all’agenda. La Provincia dovrà però mettere anche un bel po’ di soldi.

Più modestamente, forse è opportuno segnalare che esiste un precedente: l’attuale campo sportivo Briamasco (questo il suo nome, al di là dell’altisonanza di “stadio”) è stato voluto da privati e poi comperato dal Comune perché i proprietari non erano più in grado di reggere le spese.

Va ricordato infatti che la costruzione dell’impianto sportivo di via Sanseverino fu avviata tra il 1921 ed il 1922 dalla società “Stadium” composta da cav. Antonio Cembran, Riccardo Mayer, ingegnere Mario Pilati e Giuseppe Suster. Erano persone facoltose, appassionate di calcio e unite dal desiderio di creare un vero campo sportivo per la squadra della città costretta a giocare in piazza Venezia su quella che era chiamata una “orrenda pietraia”.

Il terreno venne affittato per 25 anni dal barone Ciani Bassetti, mentre il progetto per campo di gara e tribuna fu affidato all’ingegnere Mario Pilati. Venne così realizzato il campo di gioco e le piste per l’atletica con gli spettatori ospitati in una tribuna lunga 43 metri. Le foto d’epoca mostrano l’elegante copertura in legno con qualche suggestione liberty. L’originaria pista di atletica aveva sei corsie ed era considerata la seconda per dimensioni in Italia.

L’inaugurazione avvenne il 3 settembre 1922, giorno in cui a Trento si svolgeva l’adunata nazionale degli alpini. In quella occasione si disputarono gare di atletica mentre il calcio rimase in ombra perché il tappeto erboso non era perfetto ed era necessario che l’erba crescesse più folta. L’inaugurazione calcistica si ebbe così invece il successivo 24 settembre quando la “Pro Trento” sconfisse per 4 a 1 la squadra dello Schio.

Ben presto la gestione dello stadio si rivelò particolarmente onerosa tanto che nel 1925 la società “Stadium” lo affittò all’ Unione Ginnastica, ma contestualmente si avviarono trattative con l’amministrazione comunale. Fu così che nel settembre 1931 il Comune comperò l’impianto ed il terreno per 240 mila lire dell’epoca.

Venti anni, dopo tra il 1951 ed il 1952 furono demolite le tribune originarie con la loro ricostruzione in cemento armato assieme ad altri servizi. Inutile elencare poi gli investimenti dei decenni successivi. Il tutto e sempre a carico del bilancio comunale.

Adesso il problema è che il Briamasco, nato molto al di fuori dalla città, è “entrato” dentro la città e soprattutto è diventato ingombrante per lo sviluppo urbano che ha in via Sanseverino i suoi nuovi poli di attrazione. Il riferimento è al Muse, al rione Albere, oltre alla presenza storica del palazzo delle Albere. Da qui l’idea di trasferirlo un’ altra volta fuori dalla città verso Mattarello.

Va ricordato infine che nel 2001-2002, nel periodo dei progetti dell’urbanista Joan Busquets, il nuovo stadio era stato previsto in destra Adige di fronte al PalaTrento di via Fersina e raggiungibile con un ponte pedonale dall’area sportiva. In questo modo avrebbe potuto usufruire del parcheggio del palazzo dello sport. Tale ipotesi però non è mai entrata in cartografia.













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