Amato: «L’Italia si salva solo con politiche interne»
L’ex presidente del consiglio, ieri ospite del Festival, parlando di Europa e futuro ha sottolineato i dubbi della Germania sul nostro paese «ancora poco affidabile»
TRENTO. “Aiutati che il ciel t’aiuta”. Si potrebbe sintetizzare con questo famoso detto l’intervento di Giuliano Amato tenutosi ieri a Palazzo della Provincia, in una Sala Depero strapiena. Chi si deve “aiutare” sono gli stati europei debitori, quelli dell’area mediterranea, Italia compresa. Il “ciel” che, eventualmente, in un secondo momento, potrà intervenire sono invece quelli creditori come la Germania. «Quel che in Germania sempre più persone pensano - ha spiegato il due volte presidente del consiglio, ex ministro del tesoro, oggi presidente della Scuola Superiore Sant’Anna - ed è opinione ormai condivisa anche da molti dei grandi osservatori e studiosi economici tedeschi, è che il progetto d’integrazione europea tra gli stati membri oggi non sia altro che una sorta di cavallo di Troia portato dagli stati debitori dentro quelli creditori per far pagare a quest’ultimi i loro conti in rosso. L’Italia, quindi, per poter pretendere di essere presa in considerazione, deve dimostrare ai paesi del Nord Europa la sua volontà di ripartire, di mettersi in regola. Solo così potremo chiedere agli altri stati di puntare ancora su di noi. Le colpe del nostro stallo economico non nascono con la crisi, non provengono dall’esterno. Sono 10 ani che la nostra crescita è ferma, la popolazione è sempre più anziana e facciamo politiche sbagliate. Abbiamo creduto che fatto l’euro tutto si sarebbe risolto - ha proseguito Amato - che con l’abbattimento delle dogane i nostri industriali avrebbero avuto un mercato sempre infinito. Ma ci eravamo dimenticati di fare l’Europa prima della moneta unica. Le tappe per creare l’Unione Europea, infatti, sono state ribaltate rispetto al normale iter che porta a creare uno stato sovrano: abbiamo prima fissato le regole economiche, poi i diritti diffusi, successivamente abbiamo creato un Parlamento eletto democraticamente e alla fine abbiamo creato l’euro e creduto di aver raggiunto la piena integrazione tra stati. Invece era questo un processo alla rovescia: uno stato sovrano, infatti, prima batte moneta, poi forma un Parlamento. E infatti proprio questo è mancato, dall’inizio: il concetto di sovranità. Si è deciso di creare una Banca Centrale ma di lasciare le competenze per le politiche economiche e fiscali a ogni singola nazione. I problemi, poi, si sarebbero risolti con il coordinamento tra stati membri. Ma la crisi ha dimostrato che così non è». Amato ha quindi chiuso con una battuta amara: «Se l’Italia inizierà a fare politiche per rilanciare la crescita riacquisterà la fiducia persa e l’Europa potrà avere un futuro molto bello. Altrimenti vi consiglio di emigrare in Svizzera, lì stanno bene anche senza euro».
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