All’ex macello il rifugio dei disperati

Civettini e Dalzocchio (Lega Nord): «La situazione non più tollerabile, ma il Comune ignora gli appelli e non fa nulla»


di Paolo Tagliente


ROVERETO. Per entrare basta spingere il pesante cancello e per trovare un posto dove domire non occorre né prenotare né tanto meno pagare. Detto così, sembrerebbe uno spot per il paradiso del turista, ma non fatevi ingannare perché, in realtà, si tratta di un inferno. Un inferno di sporcizia, degrado e pericoli sia per i tanti clandestini che vi trovano rifugio e per i residenti delle abitazioni vicine. Dell’ormai insostenibile situazione dell’ex macello di San Giorgio, perché di questo stiamo parlando, se n’era già occupato il nostro giornale, lo scorso mese di luglio e ieri, sono tornati ad occuparsene Claudio Civettini e Mara Dalzocchio, rispettivamente consigliere provinciale e comunale della Lega Nord. Lo hanno fatto su sollecitazione di numerose persone che vivono tutt’attorno alla grande area abbandonata e che, da finestre e balconi, sono quotidianamente involontariamente spettatrici di uno spettacolo indecente.

Civettini e Dalzocchio si sono introdotti nell’ex macello senza alcuna difficoltà e, con circospezione e stando attenti alle insidie che si potrebbero nascondere nell’erba alta e tra i detriti, hanno iniziato a visionare le varie palazzine. In quella ad un solo piano, subito a destra del cancello d’entrata, ci sono alcuni locali a cui si accede aprendo una porta su cui è stato applicato un nastro di stoffa rosa. Un segno di riconoscimento messo lì probabilmente per facilitare la ricerca agli amici che arrivano in visita. Mara Dalzocchio apre piano la porta. Dentro, un quadro di desolante quotidianità. «Qui abita senza dubbio una coppia – spiega l’esponente del Carroccio. esprimendo tutta la delusione per la risposta evasiva datta alla sua interrogazione – perché ci sono evidenti segni di una presenza femminile». Un materasso, poche cianfrusaglie, un tavolo stracolmo di cartocci e confezioni e su cui si intravedono due tazze, borse da viaggio, un paio di ciabatte bianche sul pavimento e una sorta di tenda sgualcita, messa ad abbellire la finestra. Quasi un rifugio dignitoso se non fosse che, dall’esterno, i vecchissimo tetto mostra preoccupanti segni di cedimento.

Il tour tra le palazzine prosegue. In cima ad una scala di metallo si apre un enorme stanzone in cui, a destra, accanto alla parete, sono stati sistemati numerosi materassi. Sono sudici e anche il pavimento, fatto di assi di legno marcio che scricchiolano ad ogni passo e in più punti hanno anche ceduto, è pieno di sporcizia. Nel tetto, buchi evidenti e travi pronte a crollare.Stupisce, preoccupa e sconcerta la presenza di giocattoli. «È chiaro che qui ci sono dei bambini» commenta Dalzocchio e questo particolare rende la situazione ancora più grave. Nel frattempo, all’interno dell’area, arrivano alcuni agenti del Commissariato, con loro il dirigente Leo Sciamanna. Negli altri edifici vengono rinvenuti diversi “accampamenti”. Il degrado è anche maggiore, l’odore di escrementi è insopportabile e ovunque ci sono montagne di rifiuti. Anche la Polizia compie un sopralluogo e scatta diverse fotografie.

«Non non ce la prendiamo certo con le forze dell’ordine, – puntualizza Civettini – ma con chi, in Comune, pur a conoscenza di questa situazione, non fa nulla per impedire che l’area venga presa d’assalto e poi non fa in modo che venga costantemente controllata. Vivere in questo degrado non è ammissibile e, oltre a questo, va detto che la gente delle palazzine vicine è arrabbiata e spaventata».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano