trento

Ai taxi preoccupa più Flixbus che Uber

Sulle strade 40 vetture a tassametro: «Abbiamo un’app e siamo super controllati. Non c’è più spazio per altri»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Più Flixbus che Uber. La concorrenza ai 40 tassisti trentini, se vogliamo, arriva più dalle tratte intermedie della compagnia dei bus verdi low cost che non dalla discussa applicazione per noleggiare corse con autista nel occhio del ciclone a Roma. Ma non solo: i nostri conducenti di taxi “lamentano” una mentalità dei trentini meno propensa rispetto anche alla vicina Bolzano a servirsi dei loro servizi. E pure qualche divieto che giudicano assurdo. Di questo, e di altro, abbiamo parlato con Alessandro Maccani, presidente provinciale della categoria e consigliere nazionale tassisti.

Maccani nella capitale i suoi colleghi sono fieramente in lotta contro Uber. Lei è reduce dalla trasferta di solidarietà ai romani. Qui come è la situazione?

«L’applicazione di Uber qui non è stata scaricata da nessun padroncino con auto. E non perché non ce ne siano eh, al contrario, sono tanti in provincia. Ma perché non conviene: non c’è richiesta. C’è lavoro per noi e nemmeno sempre: ci sono giorni importanti (mercatini, brutto tempo, ecc) ma ci sono giorni in cui, lo dice il tassametro, stiamo anche un’ora e più fermi al posteggio. Una cosa piuttosto: se si vuole prenotare con lo smartphone esiste da tempo, ma pochi lo sanno, un’applicazione che si chiama it.taxi che permette di chiamarci on line. E sui taxi da tempo si può pagare con bancomat, con paypal, con la carta di credito».

Uber altrove è un problema?

«Noi siamo controllati di continuo, tolleranza zero sul bere, revisioni super puntuali ai veicoli ed ai nostri turni di lavoro. Quale driver di Uber può dare le medesime garanzie? Chi vi dice che non dorma da due giorni per ragranellare qualche euro in più? Il pericolo può essere dunque per il cliente».

Qui comunque il problema della concorrenza non c’è. Siete voi 40 e buonanotte.

«La concorrenza per noi al giorno d’oggi sono le corse intermedie di Flixbus: pochi ci chiedono di andare a Verona o in Alto Adige, con le fermate di questi bus la richiesta è ancora minore. Sono sincero, c’è anche il rovescio delle medaglia: Flixbus ci porta pure del lavoro visto che ha la fermata davanti alla funivia di Sardagna: non è raro che chi scende in quella zona chiami il taxi».

C’è una stima, lo dicono gli studi di settore, che un conducente di taxi guadagni sui mille e 100 euro al mese e che una licenza valga dai 150 mila euro ai 400 mila, in città blindatissime, tipo Venezia. Le condivide?

«Guardi è un tema troppo legato alle situazioni individuali. Per rimanere alla nostra regione le posso dire che a Bolzano i colleghi lavorano più di noi: la gente viaggia in taxi, ci sono molti locali notturni rispetto a qui ed un aeroporto che funziona. Le licenze?Io credo che se ci fosse qualcuno disposto ad offrire ad un tassista trentino 150 mila euro per una licenza difficilmente riceverebbe in cambio un rifiuto».

La città cambia. L’ente pubblico vi dà lavoro per trasportare categorie “deboli”, si può dire che va tutto bene?

«Abbiamo una buona interlocuzione con l'ente pubblico ma vi sono dei divieti ancora difficili da capire e da giustificare. Un esempio? Il fatto che ci sia vietato trasportare persone dentro alle Albere. È una zona che necessità di sviluppo, di essere conosciuta ma, se entriamo nei viali del quartiere, ci attendono 85 euro di multa».













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