Ai seggi scelte all’ultimo minuto

Nel nostro mini-sondaggio prevalgono i sì: «C’è bisogno di cambiare». «E per fortuna che è finita»


di Gilda Fusco


TRENTO. Alla fine il grande giorno è arrivato. Chi legge sa già qual è il risultato uscito dalle urne. Ieri siamo stati nei seggi per vedere che aria tirava tra i votanti trentini. Il primo a capitarci davanti è Claudio Bazzanella: un Sì convinto il suo, deciso già da tempo, non senza impegnative discussioni in giro per la città. E se vince il no? «Se vince il No lo accetteremo, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Col No, però, non si muoverà niente». Anche Dianella Enderle ha votato Sì: «Non ho capito molto riguardo i cavilli costituzionali, ma su cose come l’eliminazione dei senatori sì: siamo gli unici, in Europa, ad averne così tanti. E poi io cerco sempre il cambiamento. Secondo me vince il No. Nel caso, pazienza: mi adeguerò». Però, nel frattempo, è felice che questa estenuante campagna referendaria si sia finalmente conclusa: «Non ne potevo più!». E poi c’è Giorgio Pedrotti, anche lui nelle fila del Sì: «Per la semplificazione normativa, delle leggi e dell’iter parlamentare. Se vince il No non ci saranno cambiamenti e saremo ancora più lontani dal resto d’Europa. E comunque, se vince il No, non andrò più a votare ai referendum, perché sono occasioni in cui non si vota per quello che c’è scritto nella scheda, ma per affermare le proprie opinioni e posizioni politiche». Anche lui ha deciso presto, quasi subito: «Ho letto i testi della Costituzione affiancati, quella nuova e quella vecchia. Le differenze sono poche, ma importanti». Il vero peccato? «Il fatto di aver assistito ad una vergognosa campagna referendaria, da entrambe le parti, piena di insulti e colpi bassi. E poi non dovremmo votare su certe cose: la riforma doveva farla il parlamento, non doveva passare per il referendum». Franco Pedroni invece il suo voto preferisce non dichiararlo: «Sono stato molto combattuto e ho deciso all’ultimo, proprio ieri. Come trentino avrei votato Sì, per la possibilità di riscrivere lo Statuto; come italiano avrei votato No, perché la riforma presenta molti punti confusi o in bianco». A convincerlo per il suo voto sono state soprattutto le discussioni in famiglia: «Mi sono anche informato, ovviamente, ma è dura trovare informazioni imparziali». E anche lui festeggia il fatto che la campagna si sia conclusa, così come anche Francesca Calderone: «Hanno esagerato sia quelli del Sì che quelli del No. E anche se sono felice del fatto che in Università ci sono stati molti incontri aperti per analizzare le ragioni degli uni e degli altri, la maggior parte delle persone esprimerà un voto politico. E non dovrebbe». Francesca ha deciso dopo lunghe ed estenuanti discussioni in famiglia e con gli amici, e ha deciso per il Sì: «C’erano pro e contro, ma serve un cambiamento. Se vince il no non lamentiamoci poi che il Italia non si fanno le riforme». Anche Cristina Eberhard ha optato per il Sì, così come tutte le persone che frequenta: «È un Sì per la modernizzazione. Si snellisce l’iter legislativo e diventiamo più competitivi anche a livello europeo». Cristina è l’unica, tra i nostri intervistati, che non si dichiara felice della fine di questa campagna referendaria: «C’è stata un’attenzione importante ai contenuti, e quindi è stata una campagna che ci ha indotto ad informarci». Va detto, a onor di cronaca, che sono tanti i cittadini che non hanno voluto rilasciare un’intervista: qualcuno perché magari andava di fretta oppure perché non ha buoni rapporti con i giornalisti, ma altri non hanno voluto perché non si sentivano sereni ad esprimere le proprie posizioni pubblicamente, con il proprio nome e la propria faccia.

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