«Affittano» una cantina al clandestino: condannati

L’accordo prevedeva il pagamento di 500 euro per 4 mesi: la coppia trentina è finita nei guai per la violazione di un articolo del testo unico sull’immigrazione



TRENTO. Una cantina da usare come abitazione in cambio di 500 euro. Un «affitto» non registrato della durata di quattro mesi che è costato a due trentini - un uomo e una donna - la condanna a otto mesi di reclusione e al pagamento di una multa da 4 mila euro oltre alle spese processuali. La pena è stata sospesa. Così ha deciso ieri mattina il giudice Marco La Ganga.

La vicenda finita in tribunale è alquanto particolare. Il delitto del quale sono stati chiamati a rispondere l’uomo e la donna è quello previsto dal quinto comma dell’articolo 12 del testo unico sull’immigrazione perché avrebbero favorito la permanenza di un immigrato clandestino in Italia. Lo avrebbero fatto, appunto, dandogli la possibilità di utilizzare una cantina come abitazione. E tutto questo con il fine di riceverne un ingiusto profitto.

La vicenda è venuta a galla nel febbraio dello scorso anno quando il terzetto - l’uomo e la donna trentini e l’immigrato clandestino che è egiziano - è stato coinvolto in una lite finita anch’essa nel capo d’imputazione. Ma per le accuse di minacce e lesioni (che riguardavano le tre persone) il giudice ha deciso di assolvere tutti con la formula del «fatto non sussiste».

È restata in piedi (per quanto riguarda la decisione in primo grado, c’è sempre la possibilità di ricorrere contro la sentenza in appello), invece, l’accusa che riguarda lo «status» di clandestino dell’egiziano. La violazione di cui i due trentini sono stati accusati riguarda «chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di illegalità dello straniero, favorisce la permanenza di questi nel territorio dello Stato in violazione delle norme del testo unico». E i due avrebbero favorito la permanenza dell’egiziano dandogli la possibilità di vivere in una cantina che sarebbe stata attrezzata come un’abitazione. E in cambio di questa disponibilità avrebbero ricevuto un pagamento di 500 euro una tantum per coprire quattro mesi di «affitto». Era stato lo stesso immigrato a spiegare l’accordo che è quindi diventato un atto d’accusa nei confronti dei due. L’«accordo» è così finita in tribunale e ieri c’è stata la decisione finale (per quanto riguarda il primo grado) del giudice con la condanna dei due trentini. Giudice che si è preso sessanta giorni di tempo per depositare la sentenza.

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