Adesso Roma ci scippa altri 80 milioni
Il costo totale della manovra per il Trentino supera il miliardo e 62 milioni
TRENTO. Due paroline che rischiano di costare decine di milioni al Trentino, almeno 80 per la precisione. Una formuletta malefica che nella prima versione, quella di luglio, della manovra finanziaria non c'era e che il governo ha inserito nell'ultima edizione. Le due paroline sono «riserva all'erario» e sono contenute nella relazione tecnica al decreto, giunta ieri in Provincia. Riserva all'erario significa una cosa semplice: il gettito derivante dalla manovra va tutto allo Stato, senza essere girato alle Regioni e Province autonome. In altre parole la regola aurea dei nove decimi, che è inserita nello Statuto di autonomia, non funziona.
Questo significa che il contributo di solidarietà per i redditi sopra i 90 mila euro, che in Trentino è stimato intorno ai 35 milioni di euro, andrà tutto allo Stato. Una bella mazzata per le casse della Provincia che avrebbero dovuto incassare 31,5 milioni solo da questa misura. Non solo, grazie alla formuletta maligna della riserva all'erario, la Provincia non vedrà neanche un soldo dell'innalzamento dal 12 al 20 per cento dell'imposta sulle rendite finanziarie. In questo caso, il sacrificio rischia di essere ancora più alto. Considerando che salta anche il ristorno del 10 per cento delle addizionali, lo scippo totale dovrebbe raggiungere gli 80 milioni all'anno.
Per questo motivo quando il segretario generale della Provincia, e mente finanziaria di piazza Dante, Ivano Dalmonego ha visto quelle due paroline ha fatto un balzo sulla sedia. Le ha viste nero su bianco leggendo la relazione tecnica alla manovra che è arrivata ieri sul suo tavolo. Dalmonego spiega, però, che su questo punto la Provincia non transige e ricorrerà sicuramente alla Corte Costituzionale: «La norma viola il nostro Statuto di autonomia che prevede il meccanismo dei nove decimi. La riserva all'erario può essere prevista solo per casi eccezionali, ma la manovra vale per tre anni e la riserva si applica a tutte le misure, quindi viola sia lo Statuto che il patto di Milano che ha fissato la partecipazione della Provincia allo sforzo di risanamento nazionale. Penso che, se il governo dovesse mantenere questa impostazione nella versione definitiva del decreto, non avremmo difficoltà a far valere le nostre ragioni davanti alla Corte Costituzionale».
Lo scippo delle imposte, quindi potrebbe essere evitato, ma solo dopo una battaglia lunga e pesante. Senza contare che lo sforzo chiesto al Trentino, come del resto alla Provincia di Bolzano, è parecchio sproporzionato rispetto alle sue forze. La manovra prevede che le Regioni e le Province a Statuto speciale contribuiscano per 3 miliardi di euro all'anno al risanamento dei conti pubblici. Il contributo richiesto a tutte le altre Regioni è di 6 miliardi. Considerando che il bilancio delle autonomie speciali è pari al 22 per cento del totale e che si chiede loro un sacrificio pari al 33 per cento di quello chiesto complessivamente alle Regioni, si vede la netta sproporzione.
La quota del Trentino dovrebbe, e qui il condizionale è d'obbligo perché la ripartizione non è scritta da nessuna parte, partecipare con un sacrificio di 354 milioni di euro. Il calcolo si basa su quello fatto in occasione della finanziaria dell'anno scorso quando i tagli per la nostra provincia furono quantificati in 59 milioni di euro su un totale di 500 milioni chiesti alle autonomie speciali. Si tratta del 12 per cento, quindi la cifra di 354 milioni si raggiunge così. Ma, per la regola che le cattive notizie non arrivano, mai da sole, la relazione tecnica ha anche chiarito che si tratta di uno sforzo annuale da mantenere per tre anni.
Quindi, alla fine, il Trentino dovrà fare, da qua al 2014, sacrifici per un miliardo e 62 milioni di euro. Una cifra da far venire il capogiro. E non è detto che sia finita perché la relazione spiega che lo sforzo dovrà proseguire fino all'effettivo azzeramento del disavanzo. Quindi, se non si dovesse riuscire ad azzerare il disavanzo in tre anni, il Trentino dovrà continuare a spendere 354 milioni di euro in meno all'anno. La Provincia di Bolzano, come chiarito dall'assessore alle Finanze Roberto Bizzo, sta pensando di ricorrere alla Corte Costituzionale anche su questo punto, contestando la sproporzione dello sforzo chiesto alle Province e Regioni autonome rispetto a quello chiesto alle Regioni ordinarie.