il dramma

«Addio Chiara, mamma speciale»

Meano, ieri l’addio alla restauratrice Stefanini, impegnata sul lavoro e in famiglia



TRENTO. In tanti ieri, hanno voluto dare l’ultimo saluto ieri pomeriggio, nella chiesa di Meano, a Mariachiara (Chiara per tutti) Stefanini. Scomparsa domenica (a 59 anni) per un male che ha saputo affrontare con tanto coraggio e serenità, Mariachiara era una stimata restauratrice, che in Trentino ha ridato vita ad alcuni dei monumenti più belli, dagli affreschi di Palazzo Geremia ai dipinti di Baschenis a Pelugo, dalla Pieve di Condino a Palazzo Balduini di Rovereto. Nella vita professionale, come in quella privata, Chiara è riuscita a realizzare le sue aspirazioni, riuscendo a conciliare l’impegno nel restauro con il lavoro altrettanto impegnativo di moglie e mamma. Lascia tre figli, Caterina di 27 anni, Enea di 20 ed Elia di 18 ed il marito Riccardo Di Franco, ieri attorniati dall’affetto e dal calore dei parenti e dei tanti amici. La cerimonia funebre è stata celebrata nella chiesa di Meano, paese in cui Chiara ha vissuto dopo il matrimonio e che l’ha vista anche qui spendersi, per restaurare gli affreschi della chiesa e per realizzare il dipinto che decora la sede della circoscrizione, realizzato con gli alunni delle elementari di Vigo Meano.

Nel salutarla, la figlia Caterina, durante la cerimonia, ha speso parole bellissime per la mamma speciale, facendone un ritratto ricco di poesia ed amore. Ha esordito dicendo che la mamma era sempre in ritardo. «Ma purtroppo - ha aggiunto - con la morte sei arrivata troppo in anticipo». Caterina, che ha seguito in parte le tracce della madre, frequentando il Dams a Gorizia, con un indirizzo in restauro della pellicola (anche se non ha ancora deciso se è questa la strada che intraprenderà), l’ha ringraziata anche a nome degli altri fratelli per la forza e la determinazione che ha trasmesso loro. (sa.m.)













Scuola & Ricerca

In primo piano

la storia

«Fiuto e determinazione, così presi Marco Bergamo» 

Va in pensione Arervo, il poliziotto che il 6 agosto 1992 mise le manette al serial killer dopo una caccia durata tutta la notte. «Nell’83 vidi il corpo di Marcella Casagrande. Certe cose ti segnano per sempre»


Luca Fregona