Acciaieria Valsugana, inchiestachiusa con nove indagati

Il sostituto procuratore Alessandra Liverani ha deciso di stralciare le posizioni dei quattro tecnici dell’Appa rispetto a quelle dei vertici dell’Acciaieria e alcuni dipendenti del laboratorio Chemiricerche di Brescia. I reati contestati vanno dalle emissioni di sostanze inquinanti al di sopra dei limiti alle falsificazioni dei dati nei rapporti



TRENTO. Dopo mesi di indagini e di accertamenti, è chiusa l’indagine sull’Acciaieria di Borgo. Nove gli indagati visto che il sostituto procuratore Alessandra Liverani ha deciso di stralciare le posizioni dei quattro tecnici dell’Appa (avranno un procedimento autonomo) rispetto a quelle dei vertici dell’Acciaieria e alcuni dipendenti del laboratorio Chemiricerche di Brescia. I reati contestati vanno dalle emissioni di sostanze inquinanti al di sopra dei limiti alle falsificazioni dei dati nei rapporti.
Nell’avviso di conclusione delle indagini, vengono ripercorse le accuse ricostruendo i singoli eventi in cui, secondo la procura, sarebbero stati superati i livelli di emissione di diossina, polveri e monossido. Non solo. Sono elencati anche i casi in cui i dati superiori ai limiti di legge sarebbero stati modificati per non far partire i controlli.
Diverse le posizioni degli indagati. E così Dario e Pierluigi Leali, Emilio Spandre, Matteo Bortolotti, Alessandro Trentin, Daniele Denti, Benedetto Monteleone e Laura Lonati sono accusati di «aver cagionato o comunque non impedito emissioni moleste di gas, fumi e polveri con concentrazioni di inquinanti in valori superiori ai limiti di legge». 12 sono gli episodi contestati fra il 2004 e il 2008. L’ultimo è fra il 19 e il 20 dicembre 2008 tramite un accertamento del consulente tecnico della procura che sostiene che in quel momento il valore delle diossine emesse dal camino E1 era di 1,242 nanogrammi per normalmetrocubo con il limite a 0,5. Valori anche più alti sono stati registrati in ottobre (1,626) e dal 15 al 24 luglio (1,414). Nell’elenco della procura ci sono anche i valori delle polveri sopra ai limiti. Come il rilevamento del settembre 2007 con l’emissione pari a 105 nanogrammi quando il limite era di 20. In eccesso anche l’emissione di monossido di carbonio: nel dicembre 2005 il dato rilevato nel camino E1 è stato di 236,2 nanogrammi e 128,42 chili all’ora rispetto al limite di 184,39 e 108.
Per la procura le emissioni fuori norma sarebbero riconducibili all’inadeguatezza degli impianti di abbattimento degli inquinanti e all’utilizzo nel processo produttivo di materiale ferroso «sporco». Non solo. Secondo la procura su indicazione di Spandre e con la collaborazione di Trentin i rottami di bassa qualità sarebbero stati sostituiti con quelli meno inquinanti in occasione dei controlli per sfalsare i risultati.
Ci sarebbero poi stati diversi episodi in cui il laboratorio di Brescia - su istigazione sempre di Spandre dice la procura - avrebbe riportato nei certificati di autocontrollo dati diversi da quelli effettivi. E così nel giugno 2008 sarebbe stato rilevato un livello di diossine pari a 0.568 ma il dato sarebbe stato modificato in 0.468 e quindi sotto la soglia limite. Stessa cosa sarebbe successa nel febbraio 2005 quando il livello di polveri era di 64,7 ma il dato riportato è stato 16,11. In questo modo i dati di autocontrollo che arrivavano all’Appa non avrebbero fotografato la reale situazione.
Altra imputazione, per Pierluigi e Dario Leali, Spandre, Bortolotti e Trentin, riguarda l’emissione di fumi e polveri senza autorizzazione visto che questi sarebbero usciti dalle aperture di un capannone fino al dicembre 2009. Le fuoriuscite, secondo la procura, sono state causate dalla mancanza di un adeguato impianto di aspirazione e di abbattimento delle emissioni secondarie che nascevano durante particolari operazioni come la colata continua. Dario Leali, Spandre e Trentin sono anche accusati di tre diversi episodi di scarichi di acque reflue dello stabilimento di Borgo nella roggia Rosta Fredda fra la fine di aprile del 2009 e la fine di settembre dello stesso anno. I Leali, Spandre, Bortolotti e Trentin sono accusati anche di non aver impedito o comunque ridotto lo sviluppo delle emissioni tossiche all’interno delle Acciaierie dove c’erano i lavoratori. I soli Spandre e Trentin, secondo la procura, dovranno rispondere di smaltimento di rifiuti speciali (episodio datato 27-28 agosto 2008) mentre Monica Treccani, Dario Leali, Spandre e Bortolotti sono accusati di aver preparato, nel luglio 2007, un rapporto di prova con false dichiarazioni sulle caratteristiche dei rifiuti delle Acciaierie abbassando i livelli di antimonio e dando per nulli quelli relativi a tallio e cromo. Secondo la procura tutti e tre questi elementi, invece, erano presenti e con valori superiori a quelli consentiti.
Come detto, sono state stralciate le posizioni di Giancarlo Anderle, Alessandro Moltrer, Enrico Toso e Mauro Facchinelli, dirigente e funzionari Appa. (m.d.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano