A Revò le prime banane del Zeremia

Augusto Zadra aveva messo a dimora le piante tre anni fa, tenendo segreto il luogo per timore di “roncola selvaggia”


di Giacomo Eccher


REVO'. Piantati tre anni fa da Augusto Zadra (detto “el Zeremia”), scomparso lo scorso 2 settembre alla vigilia della raccolta, quest'anno per la prima volta i banani hanno fruttificato. Lo ha scoperto, con sorpresa, il figlio di Zadra, Lorenzo, quando ha tagliato le foglie delle grandi piante prima del riposo invernale.

«Quasi non ci credevo ma quella era una vera banana di una dozzina di centimetri, anche se non completamente matura» - ha raccontato il giovane. E pensando a come sarebbe stato felice il padre Augusto, ha voluto documentare e rendere pubblica la “scoperta” di questa primizia, un inedito per la valle di Non.

Le piante di banano, sedici in tutto, Augusto Zadra le aveva piantate nell'estate 2010 quasi per una scommessa, o forse – conoscendolo – una sfida. Le aveva acquistate da un importatore altoatesino, Erhard Tutzer, che le aveva fatte venire dal freddo Tibet. Zadra ne aveva ordinate trenta, poi si era accontentato di sedici. «In realtà l’importatore gliene ha consegnate 17, ma una l'ha rifiutata, perché non voleva iniziare questa nuova avventura con un numero che non ha una buona fama» - ricorda il figlio. E spiega, ricordando gli insegnamenti e le spiegazioni che all’epoca gli aveva dato il padre: «Sono piante garantite a resistere fino a 16° gradi sotto zero senza bisogno di particolari protezioni, e non richiedono nessun tipo di trattamento di antiparassitari, ma solo delle precauzioni prima dell'inverno e allo sbocciare della primavera per liberare il fusto dalle foglie che si sono seccate per il gelo».

I frutti che possono dare non sono certo come i caschi che importiamo dalla Somalia o dall'Ecuador, queste piante fanno frutti più piccoli, ma altrettanto gustosi. Quando le aveva messe a dimora tre anni fa, Augusto Zadra non aveva voluto nemmeno indicare dove erano i banani.

«Da qualche parte, ma sul mio» - rispondeva ai curiosi. Aveva infatti timore dei vandali anonimi (era l'epoca di roncola selvaggia!) che se la prendono con le incolpevoli piante.

Adesso arriva il primo frutto e Lorenzo – che quest'anno si è trovato a gestire azienda agricola e cantina per la prima volta senza i preziosi consigli de El Zeremia, ha il rammarico del padre che non c'è più. «Sarebbe stato felicissimo di questo frutto, questa piante le accudiva come dei figlioli, e per questo, in suo ricordo, voglio tenerle anch'io».













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