la storia

A Lavarone la macchina che sforna i canederli

Domenico Cacciatore, calabrese sull’altopiano da 15 anni, ha inventato un apparecchio che appallottola l’impasto con la stessa grazia delle mani


di Fabio Marzari


LAVARONE. Calabria batte Trentino uno a zero. Il Gourmet Domenico Caccciatore stende l'orgoglio trentino inventando , dopo mesi di impegno diuturno, una luccicante macchina appallottola canederli, in grado di sfornare quantità industriali delle appetitose palle simbolo delle ricette trentine. Effettivamente Domenico, Mimmo per gli amici, e calabrese di origine, vive sull'altopiano già da 15 anni e qualche cosa avrà pur giovato l'aria e le abetaie di Millegrobbe per farlo diventare un provetto mastro canederlaio.

In ogni caso, raggiunto Lavarone alle dipendenze del patron Tanzi nel complesso alberghiero "Astoria", conosce l'amore che lo inchioda irrimediabilmente sull'altopiano. Domenico è ragazzo intraprendente e sostenuto con convinzione dalla moglie Raffaella, si propone a gestire in proprio la macelleria interna della cooperativa di Cappella; fin da subito non si accontenta di proporre semplici pezzi di carene, ma si avventura nella preparazione di lucaniche, salami e piatti precotti anche oltre la tradizionale macelleria. Fino ad arrivare appunto anche ai canederli , ricetta acquisita dalla suocera, in versione tradizionale ma anche a base di formaggio Vezzena. Il prodotto come si usa dire "tira" e il lavoro si fa costante e in continuo progresso. Si accorge che l'operazione di appallottolamento del canederlo è la più lunga e laboriosa. Per l'impasto e la pezzatura c'è già qualche cosa in commercio, ma per le "palle" nulla, solo olio di gomito. Di necessità virtù, sere, anzi notti passate a studiare un aggeggio che sostituisca i palmi della mani.

Lo aiuta un provetto tecnico quale Natale Vettorato, prove e riprove finchè la macchina nasce e funziona. La si collauda in opera e il risultato è ottimo, quindi si produce il meccanismo in luccicante acciaio e si sfornano canederli a tutto spiano. Il macchinario riceve le dosi, tutte uguali, le spessora e attraverso un movimento particolare, la piastra predispone rapidamente le sfere perfettamente uguali ed allineate sul vassoio sottostante. Una volta realizzato sembra tutto facile, ma appunto, come si dice, è l'uovo di Colombo. Ora si tratta di decidere se piazzare il brevetto presso altri costruttori o addirittura iniziare una produzione in proprio.













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