I numeri

Superbonus 110%, in regione detrazioni per oltre 770 milioni di euro 

I dati del ministero al 30 aprile. In Trentino Alto Adige finora si contano 3.434 pratiche ammesse alle agevolazioni. Tante gru nei paesi, molte meno in città. Gli artigiani: «Si lavora bene negli edifici piccoli, grandi difficoltà per i condomìni»



TRENTO. Superbonus 110%, un’opportunità davvero ghiotta: in regione finora si sono maturate detrazioni fiscali per 584 milioni; a conclusione dei cantieri già avviati si arriverà a 772. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Grossi problemi nei grandi condomini, per non parlare dell’aumento vertiginoso dei prezzi di costruzione.

Il Ministero per la transizione ecologica ha diffuso i dati sul Super Ecobonus 110% al 30 di aprile. In Trentino Alto Adige finora si contano 3.434 asseverazioni ammesse a detrazione. I condomìni coinvolti risultano 1.493 per un investimento totale di oltre 492 milioni di euro (in media poco meno di 330 mila). Gli edifici unifamiliari sono 1.324, per una spesa totale di quasi 152 milioni (in media poco meno di 115 mila euro). Le unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono 617, per un investimento totale di 58 milioni (in media 94 mila euro a intervento). Le detrazioni previste a fine lavori ad oggi assommano a 772.591.706,79 euro.

Ma come sta andando, davvero? Risponde il direttore Cna Gianni Sarti. «Bisogna distinguere. Va molto bene negli edifici piccoli: mono, bi, tri, quadrifamigliari. Nei paesi ci sono tantissimi cantieri aperti. Il Superbonus ha dato un grosso impulso a edilizia e impianti. Nei condomini in città va molto meno bene. La percentuale di edifici coinvolti con più di quattro alloggi è bassissima». Molti condomìni, spiega, sono andati incontro a grossi problemi. Fino a poco fa, causa Covid, era difficile anche solo organizzare le assemblee condominiali. Chiaramente, in un piccolo edificio, con solo uno o pochi proprietari, i tempi sono più brevi, tutto è più semplice. «Le assemblee condominiali stanno frenando molto gli interventi grossi». Va meglio nei paesi, nelle seconde case. Insomma, bene in quota, male in città.

«A danneggiare moltissimo poi è anche la normativa: si può accedere alle detrazioni solo dopo aver sanato eventuali abusi».

Molti edifici che aspirano a fare il salto di due classi energetiche però sono datati. «Negli anni qualche abuso più o meno importante è difficile non ci sia stato». Ma rimuovere gli abusi è complicato. «Accedere agli atti, recuperare i vecchi progetti per controllare se ci sono difformità rispetto a quanto concessionato, non è semplice. Gli uffici tecnici dei municipi al momento sono intasati». Ci sono poi da contare le verifiche catastali. «Senza conformità - va oltre - non si ha diritto al Superbonus. E se la conformità non c’è, va sanata, ma i tempi si allungano moltissimo. L’aspetto della regolarità urbanistica va a interferire pesantemente sull’efficientamento energetico degli edifici. È tutt’ora un grosso ostacolo».

C’è inoltre da contare su questo: si teme che Roma chiuda i rubinetti, e allora è tutta una corsa. «Le imprese sono strapiene di lavoro e i prezzi sono aumentati, come sempre accade quando la domanda è alta e l’offerta è inferiore». E comunque i costi di costruzione sono lievitati anche per via dei rincari dell’energia, delle materie prime. Per non parlare delle difficoltà, concrete, quotidiane, nel reperire i materiali. Ci sono addirittura ditte che hanno dovuto sospendere i lavori. «L’aumento dei costi non è colpa degli artigiani, costa tutto di più alla fonte: cappotti termici, materiale per gli elettricisti, ferro in edilizia».

Va meglio a chi la fortuna di abitare in edifici piccoli. Sarti spiega: «Le decisioni vengono prese in tempi rapidi, ma occorre notare anche che gli importi in gioco sono minori e se la procedura dovesse fallire non si sarebbe super esposti». Va meglio poi, detta in soldoni, ai committenti benestanti. Che possono permettersi di rischiare più dei piccoli risparmiatori che vivono in condominio. Sarti chiarisce: «Il problema grosso, ora, è che il governo ha limitato la cessione dei crediti fiscali ai soli istituti di credito, i quali, uno alla volta, stanno esaurendo la loro capienza fiscale. Ormai la gran parte delle banche non acquista più i crediti». Quindi, si rischia che a poter godere del bonus siano solo i privati con elevata capienza fiscale, che usufruiscono direttamente delle detrazioni. Gli altri dovrebbero cedere il credito alla banca, «ma è sempre più difficile che te lo acquistino». DA.PA.













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