IN VIA SUFFRAGIO 

Il tenente de Lindegg, mostra sull’ufficiale irredentista

ROVERETO . Celebra l’adunata degli Alpini, raccontando la storia del tenente Melchiorre de Lindegg, con una mostra di cimeli, documenti e fotografie appartenute al legionario locale e alla sua...



ROVERETO . Celebra l’adunata degli Alpini, raccontando la storia del tenente Melchiorre de Lindegg, con una mostra di cimeli, documenti e fotografie appartenute al legionario locale e alla sua famiglia. La mostra, che si tiene in via Suffragio 5, è visitabile da oggi al 13 maggio, dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 22. L’esposizione è curata da un appassionato e collezionista, Epifanio Dalmaschio, e dalla nipote dello stesso tenente, Lavinia Pasquali. «Il pubblico potrà vedere, per l’occasione, alcuni dei pezzi che abbiamo ritenuto più interessanti, tra le migliaia di documenti, fotografie e cimeli personali che la figlia (e ultima erede) di Melchiorre de Lindegg, Isabella, ha rinvenuto nei bauli della sua casa» - racconta Dalmaschio. «Il tenente, patriota irredentista e legionario italiano che combattè per l’Italia nella Prima Guerra Mondiale, sconosciuto ai più, apparteneva a una nobile famiglia roveretana, arrivata in zona nel 1400» continua. «All’epoca i suoi genitori ricoprivano il ruolo di esattori delle tasse e gestivano Castel Dante, vivendo su quel colle che poi cedettero a don Rossaro per fare l’Ossario dei Caduti», prosegue ancora l’organizzatore, «e hanno tenuto tutto: documenti di cessione, lettere, denaro del periodo, quadri, divise, con particolare attenzione per quel che proveniva da Katzenau, dove la madre del tenente fu detenuta, mentre lui era al fronte, prima che Rovereto diventasse italiana. Parliamo di testi di canzoni, del giornalino interno al lager, “La Baracca”, ma addirittura della ricevuta di un corso di inglese fatto dalla donna in quel periodo». Il materiale era moltissimo, ma Dalmaschio e Pasquali volevano soprattutto «raccontare il legame di quest’uomo col nostro territorio: dalla sua amicizia con Damiano Chiesa, al suo essersi occupato, su ordine dell’esercito italiano, del ritorno dei profughi nelle terre sfollate».













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