Del percorso della salute non resta nulla 

A Bosco della Città i segnali di un totale abbandono sono chiarissimi: attrezzi e staccionate sono spariti o marci da anni 


di Luca Marsilli


ROVERETO. Sui social nei giorni scorsi si è grondato sdegno nei confronti dei “vandali” che avrebbero deturpato il percorso della salute a Bosco della Città. Per una volta però, gettare la croce addosso a chi ha lordato qualche segnale ormai sbiadito dal sole con la vernice spray è un pochino riduttivo. Perché la sensazione percorrendo quel che resta del percorso della salute è che sia semplicemente abbandonato, e da anni. Della staccionata che delimitava il sentiero almeno nei punti più esposti, non è rimasto che qualche montante, sghimbescio e vistosamente marcio. Degli attrezzi, altrettanto in legno, resta qualcosa qua e là ma tutto quello che poteva deperire, è deperito da tempo. Incluse le tabelle che indicavano cosa fare. Ci si imbatte in qualche ceppo che esce da terra, ma serve una memoria saldissima per inquadrarlo in una sequenza di esercizi ginnici che potesse avere un senso. Con le sue “stazioni” il percorso vita proponeva un allenamento completo di tutta la muscolatura e delle articolazioni, nel contesto del bosco e lungo un percorso da fare di corsa leggera. Adesso rimane solo il bosco, e molto spelacchiato anche quello, dopo che la furia esterofobica ha voluto l’eliminazione del pino nero (austriaco di origine) che costituiva la quasi totalità degli altofusti della zona. Nemmeno il circuito da compiere di corsa si può dire praticabile. Dilavato da anni di piogge e, forse ancora di più, grattato dalle ruote scolpite delle mountain bike che sono di fatto le padrone della zona, si è trasformato in un accidentatissimo susseguirsi di ghiaia e pietre affioranti. Nulla di peggio per allenarsi, perché il rischio di rovinarsi una caviglia, se non di finire a terra di faccia, è altissimo. In questo contesto, è vero, si vedono anche i segni di qualche abuso, probabilmente notturno o serale. Come i segni chiari di falò che restano nella parte iniziale del parcheggio, all’inizio sia del percorso della salute che degli anelli per la corsa che si sviluppavano nell’altra direzione, verso nord e ovest. Ma quattro braci spente non fanno la differenza: il problema vero è che non c’è più nulla di quello che si era ipotizzato come un polmone verde per l’attività fisica dei roveretani, atleti e non. Ci sono stati anni in cui al bosco della città si allenavano in estate le squadre di pallamano e di calcio. E che arrivando agli attrezzi del percorso della salute si doveva mettersi in fila ed aspettare, saltellando goffamente sul posto. Adesso di quello non è rimasto nulla: sentieri sconnessi e oggettivamente pericolosi, dove in 10 minuti alle 12 di un martedì di agosto bisogna saltare 4 volte di lato per dare strada ad una bici, che scende derapando senza nessuna possibilità di fermarsi se per caso non gli dai strada in tempo. È vero che qualcuno ha anche vergato qualche sigla incomprensibile (almeno per i non iniziati) su quel che resta delle tabelle e su qualche tronco, ma è difficile indignarsi. Alla fine sono quasi una nota di colore, in una desolazione sconsolante.

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