Botte e minacce alla moglie: "Se mi lasci ti uccido". Condannato a 4 anni e 10 mesi
Rovereto: l'uomo, un tunisino, temeva la separazione perché non voleva perdere il permesso di soggiorno
ROVERETO. Si erano sposati a Tunisi un paio di anni prima ed il matrimonio era stato trascritto in Italia. Poi era nato il loro bambino. Ma nel giro di poco la vita in famiglia è precipitata in una spirale di violenze e minacce.
Un rapporto logorato e difficile, con lui che la accusa di infedeltà coniugali. Ma che non vuole nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di una separazione, perché da extracomunitario quel matrimonio con una donna di nazionalità italiana gli è indispensabile per poter ottenere il permesso di soggiorno.
In almeno due episodi, quelli certificati dai medici, arrivando anche alla violenza fisica. Nel secondo, quello che ha fatto definitivamente precipitare la situazione, l’uomo, M.M., ha afferrato la moglie per il collo in quello che lei ha letto come un tentativo di strangolamento.
Era riuscita a liberarsi colpendolo con un pugno e scappando fuori. Ma a quel punto era chiaro che non c’era più margine per ricostruire qualcosa di simile ad un rapporto di coppia: aveva denunciato l’accaduto ai carabinieri.
Ieri M.M, 24 anni, era a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Un reato che si sarebbe integrato in mesi di vessazioni e minacce, di cui i due episodi di violenza fisica conclamata sarebbero stati solo i momenti più eclatanti. Le liti, gli spintoni e le minacce sarebbero state all’ordine del giorno. Minacce fin troppo chiare: “se mandi avanti la pratica di separazione - era il punto di arrivo di ogni discussione - ti uccido”.
Ieri l'uomo è stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Tra l’altro ha disposto anche la revoca della condizionale per una precedente condanna - ancora per lesioni ai danni della moglie - e quindi ora sconterà anche quella. Rimane in carcere.
La moglie nel frattempo ha presentato l’istanza di separazione chiedendo l’affidamento esclusivo del figlio.