Novaledo, batosta per il Comune 

Il Tribunale condanna l’amministrazione a pagare 73 mila euro alla Zambiasi Costruzioni, ora fallita


di Marika Caumo


NOVALEDO. Il Tribunale di Trento ha condannato il Comune di Novaledo al pagamento di 73 mila euro più Iva, oltre alle spese processuali, a favore della Impresa Zambiasi Costruzioni Srl di Castel Ivano (Strigno). Una sentenza, arrivata nei giorni scorsi, che riguarda un contenzioso risalente al periodo 2009-2011 in merito ad un lavoro pubblico eseguito dall'impresa, ora in liquidazione in concordato preventivo. «Quella situazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’ostruzione del Comune mi è costata cara: ha contribuito a farmi chiudere e sei anni fa ho dovuto dichiarare fallimento», spiega Flavio Zambiasi, titolare dell'azienda, soddisfatto per la sentenza nella causa civile che aveva promosso, convenendo in giudizio il Comune di Novaledo e il direttore lavori ingegner Pietro Vanzo, che è stato assolto.

Dal canto suo l’amministrazione precisa che in Comune non è ancora arrivato nulla: «Nessuna notifica, né a noi né al nostro legale. Al momento non posso dire nulla perché non so che cosa contiene la sentenza, cosa c'è scritto», spiega l’attuale sindaco Diego Margon. Ricorrerete in appello? «La questione è in mano all’avvocato e sarà lui a dirci come muoverci», aggiunge.

I fatti come detto risalgono a nove anni fa, a fine 2009, quando il Comune di Novaledo ha affidato all’Impresa Zambiasi i lavori di realizzazione delle nuove reti fognarie bianche e nere delle località Fatuzon e Rinaldi, e delle nuove reti delle acque bianche in località Margon, per l'importo di 329 mila euro più Iva. Lavori che a distanza di pochi mesi erano stati sospesi «per la necessità da parte del committente di redigere ed approvare una perizia suppletiva e di variante relativa alle lavorazioni di scavo» e successivamente sospesi di nuovo per un problema «inerente lo smaltimento del materiale di risulta, che non poteva essere reimpiegato in quanto composto da catrame, asfalto e anche arsenico». Stoccaggio che ha indotto a redigere una variante progettuale mai formalmente approvata dall’amministrazione comunale (si attendeva un autorizzazione da Rfi, Rete Ferroviaria Italiana, arrivata solo un anno e mezzo dopo) e delle variazioni ad alcune lavorazioni. Che l’impresa ha eseguito ma che non sono stati pagate. I lavori sono proseguiti fino a fine 2011. Nel 2012 la Zambiasi è stata ammessa a concordato preventivo.

La sentenza del Tribunale condanna il Comune: «Appare del tutto censurabile il comportamento del Comune, il quale non ha predisposto la contabilità finale dell’opera, né ha dato corso al collaudo amministrativo, adducendo a giustificazione la mancata approvazione formale della variante progettuale della cui redazione aveva dato incarico al direttore lavori. In realtà l’omessa approvazione appare imputabile unicamente alla committenza, la quale non ha provveduto in tal senso neppure a seguito dall'intervenuto rilascio nel marzo 2013 dell’autorizzazione di Rfi», si legge nella sentenza. Dove si ricorda che, a prescindere dall’approvazione della variante, il Comune avrebbe potuto liquidare le lavorazioni non saldate. «Appare indubbio - prosegue la sentenza- che le opere sono state eseguite dall’impresa non arbitrariamente, ma alla stregua della perizia di variante», ovvero su direttiva del Comune, che era a conoscenza delle opere eseguite dalla Zambiasi. E che poteva contabilizzare i lavori eseguiti, ancorché fuori bilancio.

Il conto che il Tribunale presenta al Comune nei confronti della Zambiasi è di 72.992 euro più Iva, di cui 67.852 per lavorazioni eseguite e 7.140 per la presentazione di una variante migliorativa in diminuzione, oltre agli interessi di mora e rivalutazione monetaria dalla messa in mora al saldo effettivo. In carico allo stesso anche le spese giudiziarie sostenute da Zambiasi e dal direttore lavori, che ammontano a quasi 30 mila euro.

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