Al mercato settimanale in via Crivelli si rischia di andare gambe all’aria
Viaggio tra le bancarelle. Anche sabato gli ambulanti hanno segnalato la caduta di una donna: «Ci sono tombini sporgenti e il selciato è dissestato e ogni settimana c’è sempre qualcuno che finisce a terra». Ma per tanti operatori il problema è anche la distruzione dei banchi in città
Pergine. Sabato mattina in via Chimelli una signora è inciampata cadendo malamente a terra. «Non è la prima – ci fanno notare i commercianti ambulanti della via -. C'è stato anche chi ha denunciato il Comune e la settimana scorsa una mamma spingendo la carrozzina ha perso una ruota». In effetti tombini sporgenti, rialzi dell'asfalto causati dalle radici delle piante e buche in serie si trasformano in tranelli per chi è distratto dalla merce esposta sulle bancarelle. Non piace nemmeno la nuova posizione: troppo defilata, quasi nascosta rispetto alla strada principale che porta a Sant’Orsola. Poi troppo sparpagliato: quasi impossibile fare un giro logico andando a vedere tutte le bancarelle. Cinzia Rattini: «Hanno asfaltato un pezzo di via, poi hanno interrotto i lavori. In inverno arriviamo che l'asfalto è ghiacciato e la neve da spalare. Dobbiamo pensarci noi ambulanti e dopo arrivano gli operai del Comune, Comune che dovrebbe capire che il mercato è un valore aggiunto per l'economia di Pergine e che andrebbe valorizzato anche con una dislocazione più strategica».
Affari così così
Di Sergio Bregantini che fa mercati dal 1979 una definizione che ben fa comprendere la situazione del mercato: «Come va? Come una mujer senza marì». E’ detto tutto. La sua bancarella la si potrebbe definire il “trova tutto”. Oggettistica, vecchie prese fuori commercio, un piccolo spazio di antiquariato ed il pezzo forte: i lumini per il cimitero. «Turisti? Tulipani non se ne vedono, ma da un lato mi va anche bene: mani troppo lunghe e pochissima voglia di spendere». Luca Puecher, Mario Schitto e Claudio Eccel sono concordi nel dire che per il mercato è sbagliata la posizione: «Siamo troppo nascosti, passando sulla strada principale nemmeno ci vedono. In più è troppo dispersivo». Interviene Mario Schitto: «Mi hanno messo insieme ad altri due colleghi in un pezzo di strada dove ci siamo solo noi: ci trova chi si è perso», ironizza. Contestano anche il fatto che in pochi anni sia la terza volta che il mercato cambia posizione e ogni volta vengono riassegnati gli spazi sulla base dell'anzianità del momento: «La gente perde tutti i punti di riferimento e per noi è un danno».
La sede ideale
«Il posto giusto è davanti alla chiesa - risponde Cinzia Rattini -, andando ad occupare anche il parcheggio, così saremmo visibili. Hanno ristrutturato il piazzale decidendo di lasciarlo libero per i matrimoni, ma quanti se ne fanno in un mese? Si può studiare un percorso per lasciare libero accesso alla chiesa, senza condizionare l'attività commerciale di 105 ambulanti».
La famiglia Tononi gestisce una bancarella di abbigliamento intimo, un bilancio? «Ci salviamo perché trattiamo un articolo tradizionale, ha parlato con i colleghi che vendono moda? Loro si che sono messi male. Che dire, turisti non se ne vedono, i clienti abitudinari sono diminuiti e pensano a spendere meno. Ci si barcamena solo con la gente del posto che ci conosce, perché passaggio non ce n'è».
La storia
Ad addolcire un’analisi complessivamente piuttosto aspra ci pensa Luisa Biasi dell’omonima azienda agricola specializzata nella produzione di miele. Come si prospetta l’annata? «Migliore rispetto al 2019, ma con un prodotto ancora insufficiente perché ha fatto troppo freddo, Vendiamo già la produzione 2020, ma non il Millefiori che non è ancora pronto». Oltre al miele, le candele prodotte con la cera delle api, ma il prodotto più originale è «il miele in favo che è la forma più pura e grezza di miele. Si mastica lentamente, disinfetta il cavo orale e la gola ed è abbastanza raro». Due sabati fa è stata protagonista di un episodio di rara onestà che ci racconta. «Ho fatto quello che dovevo fare - si schernisce Luisa Biasi . Un signore è venuto a comprare il miele dopo qualche minuto mi è parso di vedere 50 euro spuntare tra i vasetti. Uscivano da un portafoglio dimenticato sul banchetto. L'ho preso ed ho guardato di chi era, conteneva tutto: soldi, documenti, carte di credito quando me ne sarei andata sarei passata da casa sua per lasciarglielo. Invece dopo una ventina di minuti è tornato dicendomi che aveva perso il portafoglio e se per caso l'avessi trovato. L’ho restituito, cos'altro avrei dovuto fare?». Già cos’altro, ma in quanti lo avrebbero fatto?
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