Orsi in Trentino, i legali della famiglia Papi: “Commessi errori imperdonabili"
“La convivenza non può essere sbilanciata. Scelti esemplari abituati ad avvicinarsi ai cacciatori sloveni per il cibo. Rischi sottovalutati. Radiocollari non funzionanti”
TRENTO. "Nessuno mette in dubbio il fatto che bisogna rispettare la natura ma quest'ultima è sempre stata uno strumento in mano all'uomo. La convivenza pacifica, pur essendo possibile, non può essere sbilanciata solo da una parte e quindi mettere in pericolo l'uomo stesso". Lo afferma, in una nota, Maurizio Cibien, referente di Giesse, lo studio che segue, con i propri legali e consulenti, la famiglia di Andrea Papi, il giovane ucciso da un orso in Trentino lo scorso 5 aprile.
"È stata la natura a provocare la scomparsa (pressoché totale) dell'orso in quelle zone e l'uomo, ovvero le istituzioni, hanno deciso di riportarcelo. Nel tempo sono stati commessi errori imperdonabili: a partire dalla scelta degli esemplari di orso, abituati ad avvicinarsi ai cacciatori sloveni per il cibo e quindi cresciuti senza la paura dell'uomo. Per non parlare della sottovalutazione dei rischi, del mancato controllo circa la proliferazione della specie (tant'è che si stima la presenza di oltre 200 esemplari) e i radio-collari spesso e mal volentieri non funzionanti, come quello dell'orsa che ha aggredito Andrea. Sono tutti aspetti che saranno analizzati e valutati dall'autorità giudiziaria", afferma Cibien. Il referente ha inoltre specificato come la famiglia e i consulenti di Giesse attenderanno la decisione del Consiglio di Stato, che si riunirà il 13 luglio, sul destino dell'orsa Jj4. "In Italia, quando un cane aggredisce una persona, segue talvolta la soppressione del cane stesso, proprio per evitare che quell'esemplare pericoloso possa aggredire qualcun altro. E stiamo parlando di un cane, quindi del famoso amico dell'uomo. Nella tragedia che ha investito la famiglia Papi, invece, c'è un orso di circa 150 chili che di domestico, a differenza del cane, non ha proprio nulla", conclude Cibien.