Si allenano a Cles per dieci giorni gli azzurri del parkour

CLES. Tutto iniziò negli anni ‘80 nelle cittadine che circondano Parigi: tipiche giungle suburbane cresciute velocemente e caoticamente per fornire alloggi a basso costo. Il parkour, il cui nome...


Fabrizio Brida


CLES. Tutto iniziò negli anni ‘80 nelle cittadine che circondano Parigi: tipiche giungle suburbane cresciute velocemente e caoticamente per fornire alloggi a basso costo. Il parkour, il cui nome deriva da parcours du combattant (“percorso del combattente”) utilizzato nell’addestramento militare della marina francese durante la prima guerra mondiale, è una disciplina metropolitana nata ufficialmente in Francia agli inizi degli anni ‘90. Lo scopo consiste nell’eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo con la maggior efficienza, velocità e semplicità di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante, naturale o urbano, attraverso corsa, salti, equilibrio, scalate, arrampicate.

In questi giorni la Val di Non è diventata la capitale italiana del parkour: la nazionale maschile, sotto la guida del direttore tecnico del settore Salute e Fitness della Federazione Ginnastica d’Italia Roberto Carminucci e dei tecnici Marco Bisciaio e Francesco Venturelli, sta svolgendo infatti un collegiale di 10 giorni a Cles grazie all’ospitalità e all’organizzazione dell’Asd Ginnastica Val di Non, in particolare del responsabile tecnico della società Paola de Concini.

Sette ragazzi tra i 18 e i 30 anni, provenienti da diverse parti d’Italia, si stanno allenando al Ctl di Cles in vista della prima edizione assoluta dei mondiali a Hiroshima, in Giappone, inizialmente in programma ai primi di aprile di quest’anno e poi spostata, causa Covid, a marzo 2021.

Ma come funziona una competizione di parkour? È il direttore tecnico Carminucci a illustrarcelo. «Sono previste due categorie: velocità e corpo libero – rivela –. Nello speed-run gli atleti, proprio secondo il principio di scappare via veloci, devono superare rapidamente gli ostacoli del percorso per raggiungere il traguardo nel minor tempo possibile. Nel free-style, invece, si hanno a disposizione 70 secondi di tempo per mostrare il proprio stile e la propria creatività, sfruttando gli ostacoli ma non necessariamente tutti, mentre vengono giudicate le prestazioni tecniche. Questa è la parte più artistica, se vogliamo, del parkour».

Come detto, il parkour è una disciplina nata in strada, riconosciuta come sport a tutti gli effetti dal Coni nel 2017. Alle Olimpiadi di Parigi 2024 dovrebbe esordire come sport dimostrativo. Ma si tratta di una specialità che intende anche educare. «Gli atleti della squadra nazionale sono portatori proprio di questo messaggio – aggiunge Carminucci –. Sono dei modelli educativi e i video che pubblicano non mirano ai like o alle visualizzazioni, ma alla divulgazione tecnica, calibrata sulle capacità».

Nei giorni scorsi la nazionale ha ricevuto anche la visita del sindaco di Cles Ruggero Mucchi, accompagnato dal suo vice Diego Fondriest e dall’assessore Massimiliano Girardi. L’occasione è stata utile per rinsaldare gli ottimi rapporti tra la FGI e l’amministrazione comunale, che lo scorso dicembre avevano portato il presidente federale Gherardo Tecchi in sala giunta per la progettazione della futura palestra ginnica polifunzionale. Un impianto di 43 metri di lunghezza per 21 di larghezza, su due piani, un vero e proprio gioiello che darebbe la possibilità, non solo ai clesiani e ai nonesi, ma a tanti atleti da ogni parte d’Italia, di praticare un’attività motoria di base e agonistica sotto l’egida della Federazione Ginnastica d’Italia.

Proprio ieri, poi, prenderanno il via delle riprese video curate dalla Gazzetta dello Sport che saranno utilizzate per scopo didattico. A fare da scenografia, una splendida Val di Non: le rive del lago di Santa Giustina in località le Plaze (grazie alla collaborazione del Comune di Predaia), ma anche il Ctl e il centro storico di Cles.













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