Lorenzo Ruatti, a Rabbi il sogno (realizzato) è la stalla del nonno e il formaggio a km zero
La passione fin da bambino, la scelta di dedicarsi all’allevamento. A 27 anni lavora il latte delle sue mucche e si prende cura dei prati
TRENTO. Rabbi frazione le Jane. Ancora una volta siamo a raccontare la storia di un giovane allevatore della val di Rabbi, che fin da bambino era convinto che la sua professione sarebbe stata quella dell’allevatore e non quella del falegname professione svolta dal padre. Ebbene, il nostro giovane di oggi, grazie al nonno ha ereditato una vecchia stalla a stabulazione fissa che lui è andato a ristrutturare nel 2018 quando ha ricevuto il premio d’insediamento.
Parliamo di Lorenzo Ruatti, 27 anni della piccola frazione le Jane, che ha dato anche il nome all’azienda. Come scuola superiore non ha avuto dubbi nello scegliere l’Istituto Agrario di San Michele dove ha frequentato le professionali con indirizzo zootecnia. Fin da studente, ma anche dopo diplomato, ha passato larga parte del suo tempo nelle stalle e nelle malghe di altri allevatori della valle perché questa era la sua passione. Una volta diplomato ha dato saltuariamente una mano in falegnameria a papà, ma i suoi interessi erano per la zootecnia.
Dopo aver lavorato per tre anni nell’azienda zootecnica di un parente, a 21 anni la decisione di mettersi in proprio riempendo di vacche la vecchia stalla del nonno. Nel 2016, come prima cosa realizzata con l’aiuto del premio d’insediamento un caseificio aziendale nel quale lavorare il latte delle proprie vacche. Nel 2018 la ristrutturazione della vecchia stalla che però ha dovuto mantenere a stabulazione fissa perché non era fattibile la stabulazione libera. L’ha però dotata di una moderna sala mungitura e di un tank refrigerante per la conservazione del latte nel caseificio che si trova a fianco della stalla.
La superficie complessiva dei prati falciati ha raggiunto quest’anno una decina di ettari, che vanno da un’altitudine di 1000 metri fino ai 1200. Questo, spiega Lorenzo, “ci permette di fare due tagli e poi di sfruttare i prati per il pascolo, questo per me è molto importante perché di norma, stagione permettendo, lasciamo le vacche al pascolo dai primi di maggio ad ottobre e le manze ancora di più. Ovviamente questo è un netto vantaggio per la salute della mandria delle 16 vacche in lattazione e degli 8 capi da rimonta, ma anche perché ci permette di ridurre il fabbisogno di foraggio”. Unico aspetto negativo è quello che la produzione di latte non è altissima, fra i 55 e i 60 quintali di latte/lattazione/capo. Questo, anche perché le vacche sono tutte di razza grigia alpina, un razza molto più rustica e più adatta al pascolo, ma anche meno produttiva della Bruna o della Pezzata. In compenso il latte ha un’ottima percentuale di caseina e di grassi, importanti per una buona resa in formaggi. I tipi di formaggio che produce lui stesso, essendo anche casaro, sono il Casolet, il Nostrano, l’erborinato, un tipo stracchino e le Jane, dal nome dell’azienda.
Purtroppo – racconta ancora – i prati non sono tutti sfalciabili con la barra falciante, una parte la dobbiamo tagliare con la falciatrice ed una piccola parte anche a mano. Ciò a dimostrazione del grande servizio che Lorenzo dà anche alla conservazione dell’ambiente, molto apprezzato dai molti turisti che frequentano la Valle di Rabbi. “Ma io sono anche compensato per questi miei sacrifici, infatti quasi tutta la mia produzione di formaggio viene venduta a km zero nel piccolo spaccio aziendale. Questo è un lavoro svolto principalmente dalla mia mamma Rina che mi dà un’ottima mano in azienda. Ma c’è anche la mia fidanzata Gloria che nei tempi morti del suo lavoro collabora nella mungitura”.
Con gli albergatori della valle Lorenzo ha un’ottima collaborazione perché gli mandano i clienti a visitare l’azienda che lui cerca di mantenere ben curata.
Nei progetti futuri c’è quello di aumentare il numero di vacche fino a 25 ma non oltre perché vuole mantenere la caratteristica della sua azienda che mira all’alta qualità e alla diversificazione di prodotto da vendere però a km zero. "Il mio sogno fin da bambino era quello di avere un’azienda zootecnica mia, di lavorarmi il latte e fare la vendita diretta, ebbene questo sogno lo ho realizzato, certo la mia è un’attività molto impegnativa ma non mi pesa affatto perché la faccio con grande passione. Quindi nessun pentimento per la scelta, anzi grande soddisfazione perché sono molto soddisfatto sia dal punto di vista professionale che economico. Ovviamente anch’io come tutti gli allevatori in questo momento soffro per gli eccessivi rincari del mangime e dei carburanti. Molto meno per i rincari dell’energia in quanto in occasione della ristrutturazione ho dotato l’azienda di pannelli fotovoltaici con i quali riesco a fornire l’energia elettrica all’azienda ma anche a riscaldare l’acqua del boiler di 500 litri”.
“Certo, il mio rapporto con l’ambiente è un rapporto di amore e di cura, anche per il ruolo che esso ha nel richiamare i turisti. Non penso al biologico perché non vedo nessun interesse e perché comporta una burocrazia pesante, afferma Lorenzo, ma la mia conduzione della stalla è simil bio”. Lorenzo è impegnato anche nel sociale come vigile del fuoco volontario e donatore Avis. Poco il tempo per gli hobby, qualche bella camminata in montagna e lo scialpinismo l’inverno.