«Il sindaco di Novella deve stare nel capoluogo»
Fusioni e polemiche. Francesco Valorz ricorda che la sede legale del nuovo comune è Revò e non Romallo, dove invece sarà l’ufficio del primo cittadino. «Il referendum è stato una truffa»
Revò. «Il referendum di Novella è stata una truffa». Francesco Valorz, sindaco di Revò dal 1990 al 1994 e prima vicesindaco per cinque anni, non va tanto per il sottile. «Gli elettori hanno votato Revò capoluogo, con il significato che questa parola ha universalmente – dice – ma nella delibera di approvazione del protocollo d’intesa viene indicato Romallo come sede del sindaco. Si è mai sentito di un capoluogo senza sindaco?».
La delibera approvata nel 2016 dai consigli comunali interessati riporta infatti che a Romallo (sede amministrativa) avranno sede sindaco, segreteria e ufficio ragioneria, mentre la sede legale è a Revò, che è il capoluogo.
A poche settimane dalla nascita ufficiale del nuovo Comune di Novella, guidato dal commissario straordinario Giorgio de Concini in attesa delle votazioni di maggio, Francesco Valorz si scaglia contro Yvette Maccani, ultima sindaca di Revò che avrebbe «svenduto il paese e la sua storia», e Silvano Dominici, ex primo cittadino di Romallo e attuale presidente della Comunità della Val di Non.
Proprio un articolo riguardante Romallo e i dieci anni di amministrazione Dominici, uscito sulla stampa a ridosso della fine dell’anno, non sarebbe andato giù a Valorz. «Il sindaco si è attribuito tutta la paternità dell’operato e di un consuntivo positivo di amministrazione decennale del proprio paese – sostiene –. A nessuno, però, è sfuggita la data dell’articolo, giusto giusto a ridosso della nascita del nuovo Comune di Novella. Gli antichi dicevano: Cicero pro domo sua. Ovvero: in vista del nuovo Comune, mi faccio bello e la gente mi rivota».
Tutto legittimo, secondo Valorz, se l’articolo «non finisse con una bugia (Romallo capoluogo, ndr). Dominici è tra gli artefici di questo Comune unico, insieme agli altri sindaci, soprattutto Yvette Maccani, i consigli comunali e l’assessorato agli enti locali di Trento guidato al tempo da Carlo Daldoss».
Per l’ex amministratore, dunque, il quesito referendario sarebbe stato ingannevole. «Il referendum – spiega – deve avere un oggetto che è l’essenza del referendum stesso e gli elettori hanno votato Revò capoluogo, sede del Comune e del legale rappresentante del Comune, che è il sindaco. Questo voto non può essere cambiato. Sono tre anni che informo la gente e le autorità competenti dell’imbroglio avvenuto».
In seguito alla raccolta firme verificatasi a Brez e proprio a Revò, Valorz racconta inoltre di essersi recato, lo scorso luglio, anche dall’assessore regionale Claudio Cia, che però avrebbe sottolineato come la legge regionale non consentisse di bloccare o rinviare la fusione. «Per eliminare il problema, a mio avviso, non occorre fare assolutamente nulla – conclude Valorz –. Basta rispettare quello che dice la legge, con il significato della parola capoluogo per ciò che è: sede del sindaco».