Il “Rebalton” della Grande Guerra
Stasera a Tres confronto tra storici. E i canti del Coro Monte Peller
VAL DI NON. Manca poco più di un mese all’Adunata nazionale dell’Ana a Trento, e anche in valle di Non si intensificano gli appuntamenti e le iniziative di avvicinamento all’evento che ricorda i cent’anni dalla fine della grande Guerra. Ma anche dalla fine di un mondo per i trentini, per i quali il passaggio dalla monarchia asburgica al Regno d’Italia non è certo stato indolore. Quel momento storico con espressione popolare viene definito “Rebalton” e sarà al centro oggi a Tres (ore 20.45, centro polifunzionale del Pra del Lac) di una serata confronto introdotta dal giornalista Alberto Mosca e relatori Giuseppe Ferrandi (Museo Storico Trentino), Nicola Fontana (Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto), Michele Corradini e Fausto Garbato, oltre ai canti della guerra del Coro Monte Peller. Il Rebalton ha una data precisa, l’1 novembre 1918, perché la conclusione della Prima guerra mondiale ha segnato il tramonto di un’epoca, e non solo per il cambio di confini e governanti.
«Svanisce l’idea stessa che possa esistere uno stato multinazionale. Nel Sud-Est dell’Europa nasce la Jugoslavia: ma non è concettualmente l’erede del modello austro-ungarico; fragile, strategicamente debole, l’unione sotto unica bandiera di serbi, croati, sloveni, bosniaci, macedoni, albanesi, oltre agli istriani e dalmati, è priva di quella coesione che secoli di amministrazione e cultura asburgica avevano conferito a territori e popolazioni etnicamente e religiosamente disparate», scriveva lo storico locale Fortunato Turrini in un pezzo di gennaio 2018 sul mensile il Melo descrivendo il Rebalton. Per i trentini, e per la Val di Sole in particolare, ancor più che per la Val di Non, il dopoguerra è stato drammatico. Gravissimi i danni materiali su agricoltura ed allevamento del bestiame con la campagna e i pascoli quasi abbandonati per più di quattro anni a causa dell’assenza forzata degli uomini validi. Terribile, nel racconto di don Turrini, il bilancio dei morti in guerra: con circa 20 mila abitanti, la Val di Sole ebbe intorno a 480 caduti, la Val di Non oltre 1.350 (così almeno dai nomi sui monumenti ai caduti: secondo altre fonti, in totale oltre 1.630 morti). In val di Sole catastrofica la situazione di Vermiglio, evacuata a fine agosto 1915; la popolazione, trasferita a Mitterndorf ebbe nelle baracche più di 200 morti. Era grave il problema dei reduci, circa 2.500 solandri e 7.000 nonesi sopravvissuti alle battaglie ed alla prigionia, decimati nell'autunno del 1918 anche dalla febbre spagnola che fece strage fra la popolazione estenuata dalla fame. «E il mutamento di Stato, di governo, di moneta cominciava a pesare sulle nostre popolazioni con il cambio al 40% mentre ad esempio in Alsazia, riconquistata alla Francia, la moneta era cambiata alla pari».
La serata di Tres è a ingresso libero così come l’appuntamento di chiusura del progetto sovracomunale tra i Comuni di Pradaia e Ville d’Anaunia, dieci eventi iniziati il 18 febbraio al teatro Dolomiti di Coredo con il film “Peter Pan, il soldato” e che si chiuderanno domenica prossima 8 aprile alle 20.45 alla chiesa parrocchiale di Tuenno con uno spettacolo curato dalla locale Banda Comunale, dai Cori Lago Rosso e Santa Maria Assunta di Tassullo e dal gruppo teatrale di Tuenno. (g.e.)