Grande Guerra, i reduci ignoti ora hanno un nome
Cles, serata conclusiva dell’iniziativa che partendo da uno foto scattata in Cina nel 1919 ha permesso di identificare i soldati trentini che vi erano ritratti
CLES. Successo della serata dal titolo "AAA Nome soldato della Grande Guerra Cercasi" su iniziativa dell’ufficio di presidenza del Consiglio della Regione Trentino Alto Adige/Sudtirol, in collaborazione con il mensile “Il Melo”.
Tutto è nato da una fotografia, datata 1919 e scattata probabilmente nel porto di Tientsin, sulla costa cinese dell’oceano Pacifico, che ritrae alcuni soldati austroungarici di origine trentina. Molti soldati impegnati sul fronte orientale furono infatti fatti prigionieri dall'esercito russo e poi, dopo il ritiro della Russia dal conflitto per il cambio di regime, di nuovo impegnati nelle armate Bianche contro i rivoluzionari bolscevichi dopo la Rivoluzione d'Ottobre. La foto era venuta in possesso di Vincenzo Allotti, presidente della delegazione Trentino Alto Adige della Fidca (Federazione italiana dei combattenti alleati) che attraverso la pubblicazione sul Melo voleva dare un nome a quai soldati. Chiunque riconoscesse un proprio familiare nello scatto era pregato a segnalarlo ed ecco che da un’immagine di cento anni fa è stato possibile ricostruire le storie di questi uomini, dare loro un nome e un cognome, rintracciare i loro discendenti.
L’iniziativa per il suo particolare significato ha ottenuto il patrocinio della presidenza del Consiglio Regionale e si è conclusa giovedì scorso a Cles, nella sala della Expo Val di Non. L’incontro è stato commovente e di grande significato e vi hanno preso parola lo storico don Fortunato Turrini, il citato Vincenzo Allotti, il vicepresidente del consiglio regionale Lorenzo Ossanna e il sindaco di Sfruz Andrea Biasi.
I soldati che hanno avuto un nome sono Guido Pancheri, Serafino Inama, Marino Cescatti, Leonardo Biasi e Giovanni Battista Dallatina, e i rispettivi familiari sono stati omaggiati con un diploma ed una speciale medaglia ricordo.
«Una storia che ha coinvolto migliaia di trentini partiti in guerra come Kaiserjägher. Molti sono morti nei primi mesi di guerra, altri, circa 12.000 sono finiti prigionieri dei Russi e distribuiti in ben 57 località di detenzione diverse. Una storia di sofferenza che merita di essere ricordata e trasmessa ai giovani come testimonianza», ha detto Allotti. «Dare un nome a chi ha combattuto la Prima Guerra mondiale e ha sacrificato la propria gioventù – ha aggiunto il vicepresidente del consiglio regionale Ossanna - significa ridare loro dignità, recuperare una parte fondamentale della nostra storia. Perché dietro ogni nome si cela un vissuto, fatto di sogni e speranze, di aspettative che spesso non si sono mai state realizzate«. E questo in un anno particolarmente significativo, ovvero quello del centenario della fine della Grande Guerra per far sì che si tramandi alle nuove generazioni il messaggio di Pace che coloro che hanno combattuto ci hanno trasmesso.
Don Turrini ha quindi ricordato, con il rigore dello storico, l’importante tributo di vittime e di sofferenza del popolo trentino in Galizia e sul fronte orientale con alcune toccanti testimonianze di vita dei prigionieri dispersi nell’enorme territorio russo. Da applausi infine l’esibizione dei quartetto degli “Armonici Coristi Solandri” che hanno intercalato i vari momenti con l’esecuzione di canti della Prima Guerra Mondiale per concludere con il brano “La Vergine degli Angeli” tratto dall’Opera “La Forza del Destino” di Giuseppe Verdi.