«Gli indumenti usati vanno portati ai Crm»
L’assessore della Comunità di valle Barbacovi critico con la raccolta abusiva fatta da privati a Cles
CLES. Da anni in val di Non c’è il servizio di raccolta rifiuti porta a porta, sono stati ritirati i cassonetti stradali e già da cinque anni con gradualità sono sparite dal territorio dei vari comuni nonesi le campane posizionate a bordo strada per la raccolta di carta e vetro. Ma non dappertutto. Questo almeno a stare alla foto che un lettore del Trentino ha scattato nei giorni scorsi a Cles, precisamente nei pressi dell’ex albergo Manzoni in via Trento, trafficatissima via di accesso alla borgata. Il raccoglitore immortalato nell’immagine recapitata al giornale si riferisce propriamente ad un “deposito” di indumenti, una rete parallela che è distribuita lungo la valle. Una rete di raccolta indumenti e scarpe abusiva secondo l’assessore all’ambiente della Comunità della valle di Non, l’ente che per delega dei comuni gestisce in valle la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti con il porta porta. E gli indumenti usati?
«La raccolta di abiti usati e prodotti tessili viene svolta esclusivamente all’interno dei Centri di raccolta gestiti dalla Comunità della Val di Non, affinché gli indumenti così raccolti possano essere donati, riciclati o rivenduti per una giusta causa», aveva dichiarato Barbacovi quando, alcuni mesi fa, il Trentino si era occupato di un caso analogo documentato in quel di Cavareno. Nell’occasione l’assessore aveva bollato come «abusivo» il sistema dei raccoglitori posizionati da una ditta privata in spazi privati ma accessibili a tutti ed aveva fatto appello alla cittadinanza di rivolgersi, per il conferimento di tessuti ed abiti usati, ai Crm che sono a disposizione in tutti o quasi i comuni della valle dove sono a disposizione appositi contenitori il cui conferimento avviene sotto il controllo degli addetti al servizio. «Quello abusivo – aveva dichiarato l’assessore - è un mercato parallelo a quello pubblico ufficiale. Ci sono ditte che posizionano cassonetti o raccolgono gli indumenti con campagne porta a porta, fingendosi associazioni no profit a scopo umanitario, il tutto a discapito dell’ambiente e della collettività. In sostanza si tratta di “rifiuti” o prodotti sottratti alla regolare gestione svolta dalla Comunità, incaricata della gestione del ciclo dei rifiuti in Val di Non. I vestiti usati e prodotti tessili raccolti dalla Comunità nei Crm contribuiscono ad abbattere le tariffe, perché il ricavato ottenuto dalle operazione di riciclo contribuisce a ridurre la spesa della gestione dell’intero ciclo dei rifiuti». In conclusione, solo portando gli abiti ai Centri raccolta c’è assoluta garanzia sulla loro destinazione, mentre non c’è altrettanta sicurezza per quanto riposto nei contenitori abusivi stradali o nelle raccolte porta a porta non autorizzate con dubbi anche «sui risvolti economici» di queste attività, «in quanto la gestione non è sempre trasparente e soprattutto certificata». (g.e.)