Anche padre Alex firma per salvare lo stagno di Denno
Denno. Ha raccolto in poche ore decine di adesioni la petizione lanciata sulla piattaforma on line da Ivana Merlo per salvare il laghetto della marchesa, un habitat umido-boschivo nel comune di Denno,...
Denno. Ha raccolto in poche ore decine di adesioni la petizione lanciata sulla piattaforma on line da Ivana Merlo per salvare il laghetto della marchesa, un habitat umido-boschivo nel comune di Denno, minacciato dall’impianto dell’ennesimo meleto. Ai primi firmatari si sono aggiunti padre Alex Zanotelli, Cristiano Vernesi, che fa parte dei venti ricercatori internazionali impegnati a promuovere un'azione globale in difesa della biodiversità, il consigliere provinciale candidato sindaco di Trento Filippo Degasperi, disposto a promuovere una mozione. Padre Zanotelli, in questi giorni in Calabria per un campo di lavoro con i giovani, ha lasciato questo commento: «Non sapevo della lotta di Ivana Merlo per salvare dalla distruzione un habitat naturale ricco di biodiversità. Ora che ne sono venuto a conoscenza, do tutta la mia solidarietà. È assurdo fare tabula rasa di un tale gioiello con un altro impianto intensivo. È così che noi stiamo distruggendo la nostra straordinaria Val Di Non per fare soldi. Chiedo alle parrocchie della destra Noce di solidarizzare per salvare questo gioiellino. È quanto ci insegna Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Si’. E a tutta la stampa trentina chiedo sostegno per tale impegno nato dal basso. E a tutti coloro che sono impegnati insieme con Ivana per questa nobile causa, chiedo di tenere duro fino alla vittoria».
Il laghetto della marchesa è uno stagno immerso in un pioppeto, una piccola oasi naturale su suolo privato che, scrive Merlo, sempre non rientri in nessun parametro di salvaguardia, né per la fauna, né per la flora presenti. «Lo stagno - scrive la promotrice della petizione, rivolta alla proprietà del fondo, la famiglia Caffo di Denno - è stato prosciugato in maggio e questo ha causato la distruzione di migliaia di uova di rana, dei girini e degli altri invertebrati». A settembre (prima no, perché lo impedisce una Direttiva europea) saranno tagliati i pioppi «con la rovina dei nidi e la dispersione di decine di uccelli selvatici, fra i quali i picchi (specie di interesse comun itario), la civetta e la devastazione della fauna minore sopravvissuta».