Mascherine Ffp2 con certificazioni contraffatte vendute in Trentino: l’operazione della Finanza
Le Fiamme Gialle di Riva hanno eseguito un sequestro preventivo nei confronti di 5 società e 3 imprenditori per 1,2 milioni. Sequestrate anche 60mila mascherine
TRENTO. I Finanzieri del Comando Provinciale di Trento, hanno eseguito, nei confronti di cinque società e tre imprenditori, un decreto di sequestro preventivo dell’importo di oltre 1,2 milioni di euro, pari al profitto dei reati contestati.
In particolare, il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Rovereto, ha consentito di sottoporre a vincolo penale le disponibilità finanziarie giacenti sui conti correnti nonché le quote societarie e tre immobili (trattasi di due abitazioni civili ed un immobile commerciale).
Le complesse indagini eseguite dai militari della Tenenza di Riva del Garda e coordinate dalla Procura della Repubblica di Rovereto, svolte nell’ambito dell’operazione di servizio denominata “Fiume delle Perle”, sono state avviate in seguito al sequestro di circa 60.000 mascherine “non conformi” (FFP2/chirurgiche) importate dalla Repubblica Popolare Cinese da 5 società con sede a Rovereto, dietro la regia dei medesimi soggetti, tutti trentini residenti in zona.
Nello specifico, le indagini hanno permesso di scoprire una pericolosa condotta criminosa perpetrata attraverso differenti reati commessi anche al fine di trarre illecito profitto dall’emergenza epidemiologica da Covid19. I sodali, infatti, mediante mendaci dichiarazioni presentate in dogana, hanno dapprima importato le mascherine “non conformi” dalla Cina in evasione dei dazi doganali e dell’Iva (integrando il reato di “contrabbando”) e, successivamente, le hanno rivendute, peraltro con certificazioni di conformità contraffatte (attestando fittiziamente le caratteristiche di “filtraggio”), a farmacie, aziende e Enti Pubblici, come alcuni Comuni del Trentino, integrando quindi il reato di “frode in commercio” ma, grazie all’intervento dei finanzieri, sono state rintracciate e sequestrate, prima della loro cessione al pubblico.
Di fatto, le mascherine sequestrate sono state commercializzate con falsa certificazione “CE” e senza che i titolari delle imprese avessero ottenuto le eventuali deroghe previste dal decreto c.d. “Cura Italia”. I finanzieri, al contrario, nel corso delle indagini, hanno rinvenuto l’espresso diniego alla commercializzazione da parte dell’INAIL per i dispositivi di protezione individuale.
Inoltre, gli illeciti profitti ottenuti mediante le violazioni perpetrate dagli indagati, sono stati reinvestiti in attività commerciali, imprenditoriali e finanziarie – tra cui spicca l’investimento di una parte del profitto del reato nella compravendita di criptovalute (bitcoin) su siti e piattaforme estere – anche attraverso l’emissione di “fatture per operazioni inesistenti” ed altre operazioni idonee a ottenere in concreto un effetto dissimulatorio della provenienza illecita. Queste le accuse della Finanza
Al termine delle indagini, tutte le persone coinvolte nel piano criminoso sono state denunciate per “frode in commercio”, “falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico”, “contrabbando”, “emissione di fatture per operazioni inesistenti”, “autoriciclaggio”, “abusivismo nei servizi di investimento” e per “responsabilità amministrativa degli enti”, essendo stato altresì appurato il vantaggio per le società derivante dalla commissione dei suddetti reati da parte degli soggetti (amministratori) posti in “posizione apicale”.
L’attività condotta dalle Fiamme Gialle trentine, culminata con l’esecuzione del rilevante sequestro preventivo, costituisce un’ulteriore testimonianza del costante e concreto presidio esercitato dal Corpo. Si tratta, in particolare, di azioni volte alla “tutela del consumatore”, della “salute pubblica”, “dell’ordine pubblico economico e finanziario” e alla “tutela della leale concorrenza” nel libero mercato, al fine di scongiurare la commercializzazione di prodotti non sicuri (che generano anche illeciti benefici patrimoniali in danno dei commercianti onesti che subiscono lo svantaggio concorrenziale fraudolento), con la finalità di salvaguardare il cittadino dall’acquisto di articoli potenzialmente nocivi per la salute in quanto non rispondenti ai previsti standard di sicurezza, soprattutto in questo momento storico di grande difficoltà per la crisi sanitaria e socio-economica che sta vivendo l’intero Paese.