Nuovo logo per il 50° del Museo
Ritrae un pastore e caratterizzerà l’intera produzione editoriale
SAN MICHELE ALL’ADIGE. Il Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige festeggia quest’anno i cinquant’anni dalla sua costituzione ad opera di Giuseppe Sebesta, l’etnografo, lo scrittore, l’artista trentino che lo fondò nel 1968.
Le iniziative in calendario saranno certo le più diverse. Per ora, il museo diretto da Giovanni Kezich ha pensato ad un logo celebrativo, che caratterizzerà l’intera produzione editoriale, che ha al proprio centro un pastore color rosso. “Il soggetto è preso da una delle iscrizioni che sono state indagate nel progetto di ricerca, coordinato dal museo, sulle scritte dei pastori delle valli di Fiemme e Fassa – sottolinea Kezich - che si trovano sulle pareti rocciose del Monte Cornón. Questo pittogramma, che rappresenta un pastore con il suo bastone, si trova tra le 939 scritte della parete chiamata Corosso”.
A proposito del suo progetto museale, che si è fatto realtà ed è arrivato quest’anno al mezzo secolo di vita, Sebesta annotava: “La storia degli usi e costumi dei raggruppamenti umani, più o meno vasti, ha interessato pochissimi appassionati. Solo in quelle aree dove sono esplose eccezionali espressioni folcloriche, studiosi illuminati hanno cercato di salvare le testimonianze affidandole a pochi musei europei, peraltro interessati in maggior parte all'etnografia esotica. Ogni nazione – proseguiva il fondatore - riuscì a strutturare così due o tre musei concentrandoli nei centri lontani dall'ambiente naturale dove tradizioni e modi diversi di vivere si erano mantenuti intatti. Il Museo degli usi e costumi della gente trentina impernia la sua ragione di essere riportando alla conoscenza tutto ciò che si è manifestato in un'area geografica ben definita ed escludendo dalla stessa, fatte salve alcune necessità di carattere comparativo, le espressioni di raggruppamenti umani finitimi (confinanti, ndr). Esso rompe decisamente la tradizionale presentazione museale di oggetti, nuda e semplice, senza un inserimento nella realtà tecnologica dell'esperienza umana, cercando di allacciare con il visitatore un linguaggio continuo in cui esista per ogni tema l'inizio di un'esperienza e la sua logica continuazione”. (pa.pi.)