L'INTERVISTA luca paolazzi vicesindaco 

«La coalizione di Lavis Pd-Patt può diventare modello futuro» 

In vista delle comunali. La ricandidatura dell’attuale sindaco  Brugnara ha avuto un percorso lungo e accidentato. «Ma non c’è mai stata rottura. Siamo pronti a guardare oltre i prossimi cinque anni»


daniele erler


lavis. «La coalizione di Lavis può diventare un modello provinciale». Ne è convinto Luca Paolazzi, vice sindaco e uomo punta del Pd, dopo l’alleanza riconfermata con Patt e ViviLavis, a sostegno di un Brugnara bis. La trattativa non è stata una passeggiata e nelle ultime settimane non sono mancati i momenti di tensione. «Ma non c’è mai stata una rottura. E adesso siamo pronti a guardare anche oltre i prossimi cinque anni», afferma in una lunga intervista al quotidiano Trentino.

Paolazzi, allora facciamo un piccolo passo indietro. Il 2 dicembre il sindaco Andrea Brugnara annuncia di non volersi ricandidare. Poi cos’è successo?

Nei mesi seguenti, il Pd ha detto in tutti i modi che la priorità andava data alla coalizione. Se ci fosse stato Brugnara eravamo pronti a sostenerlo, in caso contrario andava cercato un nome alternativo. La stessa cosa l’ha detta ViviLavis, mi pare rimanendo un po’ più defilata nel dibattito, ma di fatto dando una garanzia di esserci solo se si fosse mantenuta la stessa squadra.

Il Patt?

Anche da loro ufficialmente è sempre arrivato un riconoscimento di quanto di buono è stato fatto. Non parlo di quello che succede in casa di altri, ma è sicuro che all’interno della giunta siano emerse più figure, anche più di due, in grado di fare il sindaco. Quindi è legittimo che ogni partito volesse esprimere un suo nome. Così siamo arrivati a un punto un po’ critico. Il Pd chiedeva la sicurezza della coalizione. Il Patt che ci fosse prima l’accordo sul candidato sindaco. Nel frattempo, sapere che ci fossero altri tavoli aperti non ha favorito il clima di confronto. Ma non c’è mai stata una rottura o una forzatura. Abbiamo cercato una via di uscita e l’abbiamo trovata. Prima del due dicembre, sia il Pd sia il Patt avevano dato l’ok a un Brugnara bis. Tutto dipendeva dalla disponibilità umana del sindaco. Gli abbiamo proposto di ripensarci.

Paolazzi, in queste trattative, ufficialmente il suo nome non è mai stato speso. Però è facile immaginare che Lei avesse l’ambizione di fare il sindaco. È deluso?

Non mi sarei mai sognato di correre contro il mio sindaco, o di rivendicare una mia candidatura, se ci fosse stata da subito la sua disponibilità. Certo, è normale avere delle ambizioni. Nel momento in cui Brugnara ha detto che non si sarebbe ricandidato, mi sono reso disponibile all’interno del mio partito. Però ho sempre detto che non era a ogni costo. L’importante era salvaguardare la coalizione. Per questo il mio nome non è mai stato speso ufficialmente nelle trattative. Non perché il mio partito non avesse l’ambizione di esprimere il candidato sindaco. Ma perché non volevamo che qualsiasi nome potesse diventare un elemento di rottura. Siamo abituati che la politica sia sempre legata ai destini personali. Io penso invece che la buona politica è quella che riesca a mettere al primo posto i destini collettivi. Per questo, quello che abbiamo fatto a Lavis supera i confini comunali.

In che senso?

Possiamo essere da buon esempio anche per altri territori, così come Trento, dove la partita si è chiusa ancora prima e nel migliore dei modi. Questa coalizione incarna quei valori di riformismo, autonomismo e popolarismo che hanno rappresentato i tre pilastri dello sviluppo del Trentino. Da lì si deve ripartire, facendo tesoro degli errori commessi per le provinciali, a ottobre 2018. A Lavis abbiamo dimostrato che la politica può avere il ruolo nobile di unire e non dividere, mettendo da parte le ambizioni personali. Ora, passato questo scoglio, penso che la nostra coalizione possa darsi un orizzonte molto lungo, che vada anche oltre i cinque anni. Possiamo dare a Lavis un continuo ricambio di classe dirigente e una stabilità che porterà a una crescita sociale ed economica.

Sembra dimenticarsi dei vostri avversari.

Per noi sarà una campagna elettorale importante, perché avremo modo di raccontare quanto abbiamo fatto in questi cinque anni, le cose avviate ma che necessitano di essere portate a termine. Ma soprattutto l’idea che abbiamo cercato di dare alla nostra azione politica. Il nostro progetto politico, da cinque anni, è di tenere unite le frazioni al paese di Lavis. Di lavorare per garantire una maggiore coesione e inclusione sociale. Una maggiore vivibilità. Fare di Lavis un territorio attrattivo per le famiglie e le imprese. I numeri sono dalla nostra parte. Devo essere sincero: invece ho fatto fatica a vedere un’idea politica e di paese alternativa nel lavoro delle minoranze, in questi cinque anni. Erano più orientati a contrastare l’operato della giunta, soprattutto la Lega. Non ho visto emergere un’idea diversa del nostro paese. Ci diranno che bisogna cambiare, così, come un mantra. Penso sia un velo per mascherare un vuoto di progetto politico.













Scuola & Ricerca

In primo piano