salute

Influenza, la frenata sui vaccini

In Trentino l’Azienda sanitaria invita a immunizzarsi ma i sanitari non rispondono all’appello. Gli infermieri fra obblighi, turni e carenza di organico


Andrea Tomasi


TRENTO. Dal "liberi tutti" di Giorgia Meloni all' “Altolà, il virus è ancora tra noi" di Sergio Mattarella. E mentre si gioca sulle emozioni degli italiani che non hanno dimenticato restrizioni e lockdown, in tivù scorrono le immagini del nuovo governo. Così, dagli schermi, si nota la “schizofrenia” della comunicazione: da una parte i politici che possono stare a viso scoperto per le foto ricordo e dall'altro i commessi di Palazzo Chigi o i corazzieri del Quirinale costretti a stare dietro le mascherine Ffp2.

In questo clima da "siamo tutti uguali, anzi no", sotto i riflettori finisce chi lavora nella sanità, con i suoi infermieri sospesi perché non vaccinati e poi reintegrati: gli ex eroi o ex angeli, a seconda del livello di laicità.

Vaccino contro l’influenza

E ora arrivano anche le circolari riguardanti la vaccinazione. Attenzione! In questo caso non parliamo della quarta dose di siero anti-Covid (non ancora imposta ai sanitari) ma della "classica" puntura anti-influenzale, che non è obbligatoria ma è fortemente consigliata. Insomma, a differenza delle tre inoculazioni di anti Sars-Cov 2, il rifiuto dei “lavoratori ospedalieri” (e non solo ospedalieri) di sottoporsi all'anti-influenzale non fa loro perdere il diritto al lavoro. E infatti infermiere e infermieri in primis non stanno facendo la fila per offrire il braccio. Succede in Italia e succede in Trentino.

 

No al vaccino, Ecco perché

«Se devo guardare ai nostri associati - spiega Luigi Diaspro della Cgil Funzione Pubblica - a dire "no" a questa vaccinazione è oltre l'80%». L'anti-influenzale non c'entra col Covid ma da parte sindacale si fa notare che, anche se in passato non c'è mai stata un'adesione enorme, quest'anno, dopo due anni di pandemia, a una buona parte del personale non va di sottoporsi ad una nuova puntura, che può funzionare come no. «Non è una rivoluzione e non voglio farne una contrapposizione istituzionale. Però è un fatto che si registra una certa resistenza».

 

«È solo influenza»

«Sull'anti influenzale non si è mai registrato grande entusiasmo - dicono anche altri rappresentanti dei lavoratori della sanità provinciale - e di sicuro, dopo questi due anni "virali" - fatti di super lavoro e di obblighi – l'umore non è migliorato. Gli infermieri sono stanchi, provati». Tanti, durante la pandemia, si sono rifiutati di vaccinarsi. Tanti si sono vaccinati perché costretti e tanti perché credevano all'utilità del siero. E adesso l'influenza - è il commento più diffuso - beh... è solo influenza.

 

Non c’è paura. C’è cautela

Non c'è adesione a questo invito fatto a livello centrale. Il virus dell'influenza non spaventa per due motivi: iI primo è che i sanitari si sentono già protetti dall'uso costante delle mascherine, il secondo è legato appunto alla non efficacia generalizzata del vaccino contro il Covid. Insomma ci si va cauti con le somministrazioni.

Zuccali: «È troppo presto»

Abbiamo contattato al telefono la dottoressa Maria Grazia Zuccali, direttrice del Dipartimento prevenzione dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari. «Mi pare che i tempi siano prematuri per trarre conclusioni sulla adesione alla campagna di vaccinazione dei sanitari - dice -. Il picco dell'influenza si ha in gennaio. Per quanto riguarda la popolazione (non sanitaria) abbiamo già somministrato circa 18 mila dosi di anti-influenzale». Beppe Pallanch, segretario della Fp Cisl, è sintetico: «La verità è che il personale è stremato. E tutte queste cose non aiutano. Ci sono un sacco di problemi: le turnistiche, i part-time che non vengono concessi».

 

Politica no-vax

Sul fatto che fra il personale ci sia malumore e che il no all'anti-influenzale sia solo la punta dell'iceberg è d'accordo anche la segreteria della Cgil Fp. «Il fatto che il governo attuale abbia dato dei segnali molto chiari sulle future politiche sanitarie in materia di vaccini fa emergere con più forza - ma questa è una sensazione - ciò che prima si diceva solo sottovoce. Personalmente, se parliamo di Covid, io la penso come il Capo dello Stato, Detto ciò posso capire che il personale sanitario sia esasperato. Sono tanti quelli che, sindacalizzati o no, non vogliono fare il vaccino contro l'influenza». Quanti? «Tanti. Credetemi!» Molti infermieri, osannati nel 2020 per l'impegno contro il Coronavirus, poi criticati in caso di renitenza al vaccino anti-Covid, non vogliono essere usati come "puntaspilli", si dice. E quindi c'è chi tira il freno.

 

Altri problemi

Giuseppe Varagone, della Uil Fpl: "Veniamo da due anni e

mezzo di emergenza. Non possiamo meravigliarci. I lavoratori della sanità sono esausti. La reazione all'invito al vaccino anti influenzale è soggettiva. Anche in passato l'Apss non ha registrato grande risposta. La circolare diffusa dall'Apss ricalca quella ministeriale. L'antinfluenzale è solo la ciliegina sulla torta, che viene messa da un Azienda che non ci coinvolge nelle scelte. Ci sono problemi di organico. Fra infermieri e tecnici di laboratorio, radiologia eostetricia all'appello mancano 300 persone, influenza o no».













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