la pandemia

Il Trentino rimane in zona arancione. “Con la variante inglese aumento della contagiosità del 39%”

Si sta alzando il contagio tra i minori: le classi in quarantena sono attualmente 49. Il timore è che il virus si possa diffondere anche nelle attività parascolastiche, sportive o simili



TRENTO. Il Trentino rimane in zona arancione. L’Rt provinciale è in linea con quella settimana scorsa, pari a 1,23, il più alto in Italia con quello del Molise, segno di come gli scenari della diffusione della pandemia cambino rapidamente. Due settimane fa, come sottolineato dal presidente Maurizio Fugatti nella conferenza stampa di oggi, venerdì 19 febbraio, Trentino e Molise erano, al contrario, i due territori con la migliore situazione in Italia.

“Oggi – ha sottolineato ancora Fugatti – il dato positivo riguarda il calo dei ricoverati in terapia intensiva. La media settimanale dei ricoveri causati dal Coronavirus però è in crescita. Si è verificata inoltre una situazione di contagio importante e improvviso in valle di Fiemme, in alcune filiali di un istituto di credito, con 16 dipendenti contagiati. La velocità del contagio ha messo in allarme l’Azienda che ha rilevato la correttezza nell'osservanza dei protocolli da parte dell'istituto e che non esclude la possibilità dell’azione di una variante, inglese, o altro, al Covid-19”.

Sempre sulle varianti Pier Paolo Benetollo, direttore generale dell’Apss, ha spiegato che "il dato della maggiore contagiosità della variante inglese, condiviso a livello nazionale, è pari a +39%. La variante inglese però al momento interessa solo una minoranza di contagiati da Covid-19. Se la variante sostituirà man mano il virus originario, la velocità di diffusione del virus non potrà che crescere. Per questo è determinante continuare ad osservare le misure note, mascherina e distanziamento”.

Si è osservato inoltre che il contagio fra minori si sta alzando. Si teme che il virus si possa diffondere anche nelle attività parascolastiche, sportive o simili. Le classi in quarantena attualmente sono 49, non il numero più alto dall'inizio della pandemia, ma comunque in crescita.

Sul fronte vaccini invece non ci sono novità, in particolare sul versante delle "offerte" di stock di vaccini giunte ad alcune regioni limitrofe, come il Veneto. “Per un presidente di Provincia – ha detto Fugatti – credo sia un dovere istituzionale andare a vedere la consistenza di un’eventuale offerta di vaccini, a fronte di un bisogno che al momento viene soddisfatto solo parzialmente con le forniture statali. Questo solo per sincerarsi sulla natura di tali offerte, e poi confrontarsi con il Governo. E’ chiaro che prima di procedere ad una eventuale acquisizione bisogna avere la certezza assoluta riguardo alla natura dei vaccini sul mercato. Il Trentino comunque non ha ricevuto direttamente un’offerta in tal senso".

Ma perché - è stato chiesto - le dosi sono così poche? La risposta è scontata: perché la richiesta è alta, da parte di tutti i paesi. E’ necessario quindi continuare a fare pressione su tutti gli attori coinvolti affinché la domanda venga soddisfatta al più presto. “Non possiamo non sentire il grido di dolore che si alza dalle categorie economiche e commerciali. – ha aggiunto infine Fugatti – Noi continueremo a raccoglierlo e a sollecitare l’erogazione da parte del Governo dei ristori necessari. E anche la Provincia farà la sua parte".













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