Il presidente della Commissione glaciologica Sat: «Per salvare i ghiacciai servirebbero 30 anni senza emissioni»
Il rischio è quello della siccità, la riduzione dei ghiacciai procede a grandi passi
TRENTO. "I ghiacciai sono attualmente tutti a rischio, ma quelli più piccoli li vediamo di anno in anno fratturarsi e perdere volume, riducendosi sempre di più. Anche se riuscissimo a fermare le emissioni climalteranti dall'oggi al domani, servirebbero 30 anni per tornare indietro". Così il presidente della Commissione glaciologica della Società degli alpinisti tridentini (Sat), Cristian Ferrari, a margine della conferenza stampa di presentazione del monitoraggio annuale dei ghiacciai trentini.
"Quello che abbiamo visto è che qualsiasi azione presa a livello globale può rallentare la fusione, ma ormai quello che possiamo fare è sul lungo periodo, e tra diversi anni potremmo trovarci senza ghiacciai", afferma Ferrari. I ghiacciai maggiormente in sofferenza sono quelli più piccoli, che in poco tempo si fratturano e subiscono dei crolli circolari interni o l'infiltrazione d'acqua di fusione, che ne accelera il processo di riduzione. Il fenomeno però interessa anche i più grandi. In dieci anni, il ghiacciaio principale della Marmolada si è ridotto ai 72,2 ettari registrati lo scorso anno, a fronte dei 126,8 del 2015. Stessa situazione sulla Presanella, dove dai 245 ettari di dieci anni fa si è passati ai 149 del 2023.
"Il ghiaccio contribuisce a una parte significativa del bilancio idrico in Trentino, ma l'acqua ci sarà sempre perché nel nostro territorio vi sono fenomeni carsici e precipitazioni. Tuttavia, come abbiamo visto nel 2022, anno con scarse precipitazioni, ci saranno delle zone che soffriranno più di altre", conclude Ferrari.