lo scontro

Ianeselli attacca sul centro di accoglienza per migranti: «Gestione fallimentare, sbagliato concentrare tutti in un'unica struttura»

Anche la Cgil contro l’ipotesi di spostare la struttura a San Nicolò: «È isolata e mal collegata, così si aumenta il degrado»



TRENTO. "Credo che la necessità di chiudere la residenza Fersina per far posto al cantiere del nuovo ospedale dovrebbe essere interpretata come un'occasione: l'occasione di azzerare il sistema fallimentare dell'accoglienza in Trentino e di ricominciare da capo. La scelta di cui si parla di trasferire i migranti della Fersina a Villa San Nicolò sembra andare in tutt'altra direzione: perché persiste nel concentrare i migranti a Trento, perché individua un'unica struttura che per di più è isolata, non servita neppure dal trasporto pubblico". Lo dichiara il sindaco di Trento Franco Ianeselli in una nota.

"Visto che la maggior parte degli ospiti lavora - prosegue il sindaco -, il problema dell'accessibilità è tutt'altro che secondario. Già in passato, quando Villa San Nicolò ha accolto alcune famiglie di profughi, abbiamo assistito a pericolosi attraversamenti della tangenziale. Oggi la situazione è se possibile peggiore, vista la chiusura del ponte di Ravina. Il rischio è che si crei una condizione di segregazione. E dalla segregazione, come ci insegna la storia, non è mai nato nulla di buono".

Il primo cittadino di Trento conclude con un appello: "Invito ad affrontare la questione in modo laico, pragmatico, non ideologico, anche perché nonostante le promesse del Governo Meloni, l'immigrazione continua ad essere un fenomeno inarrestabile e incontenibile. Chiedo alla Provincia di confrontarsi con i Comuni, con le cooperative e con le associazioni che con i migranti lavorano ogni giorno, con gli imprenditori. Tutti insieme proviamo a rispondere a una domanda: è più funzionale ospitare i migranti in grandi hub ingestibili o in piccoli edifici sparsi sul territorio? L'economia trentina già oggi cerca manodopera tra i migranti, che diventano pizzaioli, saldatori oppure raccoglitori di mele. Ma se non ci sono corsi di lingua, se non c'è un l'avviamento al lavoro, se non c'è possibilità di interazione con la società trentina, il successo del percorso di integrazione diventa l'eccezione piuttosto che la regola, con conseguenze nefaste non solo per il migrante, ma per tutti noi. Perché la mancata integrazione produce disagio sociale e marginalità, che a loro volta hanno ricadute sulla sicurezza".

Sulla vicenda interviene anche la Cgil, con una nota della segreteria confederale dai contenuti molto simili: "È senza dubbio apprezzabile l'impegno della Curia di Trento di mettere a disposizione l'immobile di San Nicolò per i richiedenti asilo che non potranno più andare nella residenza Fersina, tra un anno quando questa chiuderà i battenti. Un impegno che la Diocesi ha dimostrato anche in altre occasioni. Detto ciò, dal nostro punto di vista, quella collocazione non è idonea in alcun modo. È isolata e mal collegata. Certo questo aspetto potrebbe essere un vantaggio agli occhi di chi in Piazza Dante in questi anni ha dimostrato che preferisce rimuovere 'il problema' dei richiedenti asilo, invece che gestirlo con lungimiranza e umanità".

E ancora: "Abbiamo ragionevole certezza, invece, per pensare che la soluzione a cui sta lavorando la Giunta provinciale finirà per aumentare la situazione di disagio che vivono sia i migranti sia i cittadini. Non è relegando i richiedenti asilo in un punto estremo della città che si risolve il problema della sicurezza. L'insicurezza e il degrado, è inutile negarlo, solo l'altra faccia della medaglia dei tagli all'accoglienza, della cancellazione dei percorsi di integrazione e del sistema di accoglienza diffuso. Crediamo invece che proprio la prossima chiusura della residenza Fersina, che sicuramente ha dimostrato moltissime problematicità frutto della volontà di smantellare ogni progettualità di inserimento e di 'parcheggiare' in un unico spazio un'umanità molto spesso provata dalla vita, debba essere l'occasione per riportare almeno nel capoluogo un sistema di accoglienza diffuso, mettendo anche in rete le esperienze delle associazioni che in questi anni instancabilmente hanno continuato il lavoro d'accoglienza sul territorio cittadino, anche senza il supporto di una regia pubblica. Per una volta la demagogia lasci il posto al perseguimento dell'interesse pubblico", conclude la segreteria confederale della Cgil del Trentino.













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