I vigneti antichi meritano rispetto: Umberto Pilati ha scelto la qualità
Con i fratelli nell’azienda di famiglia a Pressano si è lanciato nella lavorazione diretta delle uve migliori
PRESSANO. Grazie al Consorzio Vignaioli del Trentino abbiamo scoperto un vero filone d’oro nel settore vitivinicolo: una forte presenza di giovani con alta specializzazione professionale, ben radicati in azienda e entusiasti della loro professione di vignaioli.
Uno di loro è Umberto Pilati, di Pressano: un giovane di 30 anni che dopo il diploma alla FEM di San Michele ha svolto stage in Italia e in Germania per cogliere i segreti di una professione che richiede grande preparazione per puntare al top. Nel 2014, è entrato nell’azienda di famiglia, percependo anche il premio d’insediamento. Poi nel 2018 la decisione, con il fratello e la sorella, di costruire una cantina nuova per la lavorazione e commercializzazione di almeno parte dell’uva prodotta.
«Eravamo convinti, e lo siamo ancora, che avendo dei vini con caratteristiche qualitative eccezionali valeva la pena valorizzarli, arrivando vino alla vendita al dettaglio in bottiglia», afferma Umberto. Parliamo di un’azienda con 3,5 ettari di vigneti di Nosiola che hanno fra i 75 e i 100 anni di vita a cui si aggiungono viti di Schiava che ne hanno più di 50. «Poter disporre di vigneti così vecchi, e piuttosto in quota, (fra i 450 e i 500 metri) ci dà molti vantaggi - dice Umberto.- Sono tutti vigneti senza irrigazione, ma anche quest’anno, tra i più siccitosi di sempre, non hanno sofferto».
Una attività che si completa, da un anno, con la gestione di un Wine Bar e caffetteria a Lavis. Ma perché ha scelto l’Istituto Agrario di San Michele come scuola superiore? «Per me - racconta Pilati - la scelta della scuola superiore, come poi delle altre esperienze fuori azienda, è stata la conseguenza naturale della passione per la viticoltura che ho sempre avuto, fin da bambino».
«È vero - prosegue la spiegazione sulla sua attività - che l’azienda complessiva della famiglia è superiore ai 20 ettari fra vigneti e frutteti, ma la scelta di scorporare il maso Klinger, con i suoi 3,5 ettari di vigneti di eccellenza, ci ha dato una base di partenza molto interessante. Le nostre varietà d’uva oltre alla Nosiola, sono la Schiava, che se fatta bene e nelle zone vocate dà ancora risultati qualitativamente interessanti e che è anche tornata di moda e inoltre lo Chardonnay per la base del Trentodoc, e Muller Thurgau nelle zone più in quota». L’organizzazione aziendale prevede una intercambiabilità dei ruoli. Ma Umberto - spiega - segue principalmente la parte della produzione e della vinificazione, con massima attenzione alla selezione per puntare a grandi vini dal momento della produzione e vinificazione fino alla valorizzazione finale.
«Fra i progetti futuri c’è quello di incrementare un po’ la produzione, e creare qualche grande vino che possa avere riconoscimenti nazionali e internazionali. Le premesse ci sono: zone ad alta vocazione e viti antiche. Il mio grande desiderio è che i nostri sforzi ad ogni livello siano riconosciuti. In quest’ottica va visto anche il mio sogno nel cassetto, arrivare a riconoscimenti importanti con i nostri grandi vini Nosiola».
Oggi la vinificazione in azienda raggiunge le 15 mila bottiglie, delle quali una piccola parte di Trentodoc. Ma i progetti futuri sono di aumentare sia la parte trasformata in Trentodoc che in vini fermi. Sono passati otto anni, pentito in quale misura della scelta di allora? «Assolutamente no - è la risposta - l’aver creato un alto valore aggiunto con la trasformazione diretta di parte della nostra uva, ci dimostra che questa è la strada da seguire.
Certo, per arrivare al top le attenzioni sono molte, cominciando da una vendemmia del Nosiola fatta ad ottobre. Quest’anno l’uva era di qualità eccezionale per cui puntiamo decisamente su vini d’eccellenza. Le nostre bottiglie trovano un mercato nel canale Oreca, ed il prezzo va dai 16 ai 30 euro. I 30 euro li raggiungiamo per i Trentodoc: siamo partiti con un millesimato del 2018, è un extra brut». Molto moderno, infine, anche il rapporto con l’ambiente. «Per noi è fondamentale - dice Umberto Pilati - un corretto rapporto con l’ambiente. Non possiamo fare biologico perché molti vigneti sono scoscesi e non si prestano a certi trattamenti nelle primavere problematiche». Umberto è impegnato anche come presidente dell’associazione giovani vignaioli di Pressano. «Durante l’anno organizziamo dei momenti di festa e fra di noi regna una bella intesa».