Troppi cinghiali: il lupo può essere la soluzione
La sessione forestale a Moena. Confermata la presenza dell’animale in Fiemme e Fassa «È stato introdotto dai cacciatori, cattivo segnale ricorrere proprio a chi ha creato il problema»
Moena. I primi segnali in Fiemme e Fassa risalgono a tre anni fa. Parliamo di cinghiali che hanno annunciato più volte il passaggio nel nostro territorio confermando la tendenza di spostarsi sempre più a nord. La reazione dell’uomo non è mancata. Sono già entrate in azione le doppiette in applicazione della disciplina per il controllo del cinghiale deciso dalla Giunta provinciale considerati i danni che l’animale può provocare al comparto agricolo. Il 26 novembre scorso il personale della Stazione forestale di Predazzo ha abbattuto un esemplare di 81 chilogrammi nel territorio comunale di Tesero. Un animale particolarmente forte, ferito in precedenza, e sfuggito poi alla cattura. Un secondo caso in Valfloriana quando un cacciatore ha steso un esemplare di 105 chili.
Le azioni di contrasto
Notoriamente il cinghiale è presente in Trentino nelle aree di confine con il Veneto e con la Lombardia. In queste zone da tempo si cerca di contenerne il numero con abbattimenti mirati, in collaborazione anche con l’Associazione cacciatori trentini. Ora la tecnica viene applicata nelle valli dell’Avisio con qualche distinguo. Nel corso della sessione forestale a Moena Gilberto Volcan, del parco naturale di Paneveggio – Pale di San Martino ha sollevato alcune perplessità sul fatto che siano gli stessi cacciatori a intervenire.
Il paradosso
«Non dimentichiamo – ha detto – che il cinghiale che vive nei nostri boschi, è stato introdotto dalla categoria venatoria per farne oggetto di caccia. La possibilità assegnata ai cacciatori di derogare alle prescrizioni permettendo di abbattere cinghiali al di fuori dei periodi di caccia, anche dopo il tramonto e nelle zone in cui è vietata, non è un bel segnale. Paradossalmente per risolvere il problema ora ricorriamo a coloro che lo hanno creato».
Come tutelarsi
Rimane il problema della tutela delle produzioni zoo-agro-forestali dall’azione distruttiva del cinghiale. Dove possibile gli animali sono catturati con l’uso di recinti di cattura (chiusini) altrimenti, oltre alle fucilate non resta che affidarsi all’amico – nemico lupo che nel cinghiale trova la sua preda prediletta. Su questo fronte ci sono buone notizie. Nel resoconto presentato dall’ispettore forestale Maurizio Poli si trovano dati confortanti: nell’ultimo anno le predazioni provocate dal lupo sono nettamente in calo (in Fiemme e Fassa solo quattro).
Le contromosse
«La diminuzione – ha spiegato l’ispettore forestale – è da addebitare alle tecniche messe in campo dagli allevatori che, proteggendo i propri animali, spingono il lupo a cercare le sue prede tra gli animali selvatici». Confermata la presenza di due branchi uno in bassa valle di Fiemme e l’altro tra Fassa e le province di Belluno e Bolzano. I lupi sono molto mobili e astutamente cambiano territorio per non incidere troppo nella stessa zona mettendo in allarme gli animali e l’uomo.
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