Tempesta Vaia e pandemia interpretate da dieci scultori
Cavalese. In questo periodo drammatico che scardinando il nostro sistema economico e sociale, cambia in modo incontrollato ogni dinamica di gruppo e interviene sul nostro stesso modo d’essere, i...
Cavalese. In questo periodo drammatico che scardinando il nostro sistema economico e sociale, cambia in modo incontrollato ogni dinamica di gruppo e interviene sul nostro stesso modo d’essere, i luoghi di produzione e organizzazione culturale e gli artisti hanno il dovere morale di svolgere il loro ruolo di lettori diversi. In tempi di grandi cambiamenti, sono i “mutatori storici” a poterne leggere e raccontare le tracce, anche quelle future. Forse è questo il ruolo politico dell’arte e da qui nasce “Mutamenti”, una mostra, che ha preso il via il 24 dicembre online a cura del Centro d’Arte Contemporanea di Cavalese, ideata, curata e realizzata da Sergio Camin che ragionando sul disastro provocato dalla tempesta Vaia e sulla pandemia, ha chiamato a raccolta dieci straordinari scultori. «Vaia è intervenuta improvvisamente sul paesaggio- scrive l’artista Sergio Camin - mutando in un momento l’immaginario collettivo. La pandemia sta mutando progressivamente noi e dato che “tutto cambia in relazione a ciò in cui siamo mutati”, partecipa in modo ancora più violento alla mutazione del nostro immaginario».
Nella mostra, accompagnata da suggestioni musicali di Gregor Marini, ci sono venti opere d’arte che convivono con la foresta spezzata. L’opera d’arte come segno di rinascita? Forse solo la certezza di “altri” possibili. Alla mostra si potranno vedere le opere di Annamaria Gelmi, Eduard Habicher, Leonardo Nava, Marco Nones, Emy Petrini, Jano Sicura, Simone Turra, Mariano Vasselai, Willy Verginer, Bruno Walpoth
«In “Mutamenti” – sottolinea infine l’artista ed editorialista del nostro giornale- abbiamo provato a mettere in relazione i cambiamenti nostri e della natura come fossero parte di una stessa entità, come se l’immaginario potesse per una volta essere davvero reale. Le mostre nascono spesso da pretesti, a volte da prestiti, questa forse per dovere». L.CH.