Precluso da quattro mesi l’ingresso al forte di Someda
La protesta. Un cumulo di ramaglie, risultato dei lavori boschivi effettuati dopo Vaia, impedisce a proprietari e visitatori di entrare. Le proteste non hanno sortito effetti, si andrà per le vie legali
Moena. L’ingresso nello storico forte di Someda è precluso ai proprietari. Non solo. Una testimonianza della Grande Guerra combattuta sulle montagne di Moena è svilita da un cumulo di ramaglie. Le rimostranze arrivano dai titolari dell'immobile che dal mese di maggio non possono più accedere alla proprietà. Critici anche gli escursionisti che, dopo aver visitato la mostra della “Gran Vera” nel centro di Navalge, trovano un’opera di valore deturpata da un intrico di rami d’albero.
Dopo la tempesta
La lunga coda della tempesta Vaia, a distanza di mesi, fa ancora parlare e discutere. L’area sotto la cima del Pesmeda era stata investita alla fine di ottobre dal vento impetuoso che ha cancellato l’intero bosco alla sinistra orografica della valle di San Pellegrino. In primavera l’amministrazione comunale aveva assegnato i lavori boschivi della zona Pianac – Ronchi – Fango alla ditta Holz Klade che nel mese di maggio aveva iniziato l’esbosco accumulando le ramaglie nel prato antistante il vecchio forte austroungarico di Someda.
I proprietari ipotizzavano una occupazione limitata nel tempo ma, nonostante le loro rimostranze, a Ferragosto l’ammasso vegetale si trova ancora al suo posto. Ora, dopo varie rimostranze, intendono procedere per vie legali.
La storia della fortezza
Il forte di Someda è una costruzione in pietra squadrata con cupola in calcestruzzo realizzata nel 1898. Era protetto da un reticolato profondo 12 metri e da campi minati. Possedeva anche tre fari e quattro proiettori a scomparsa per l'illuminazione notturna. L’armamento era costituito da due cannoni da 120 mm su affusto girevole, quattro mitragliatrici e due obici. La guarnigione contava quattro ufficiali e 146 uomini. Purtroppo il forte era di concezione antiquata e nel 1915 fu convertito in magazzino militare. Il suo armamento fu trasferito in postazioni campali in località Colvere. Passato al Demanio militare nel 1927 fu spogliato della parte ferrosa e venduto a privati. In occasione del centenario della Grande Guerra l’amministrazione, guidata da Riccardo Franceschetti, cercò di acquistare il rudere per realizzare la sede definitiva del museo storico. Dopo una serie di contatti e trattative le parti non conclusero l’accordo.