«Nelle case di riposo manca il personale qualificato»
Dopo l’incontro con Segnana. Alessia Daprà dirige la struttura di Predazzo, una di quelle visitate dall’assessore provinciale. «Abbiamo 8 posti vacanti qui e 11 a San Giovanni»
Val di fiemme. Dopo l’incontro dei giorni scorsi con gli amministratori ed essersi confrontata con i medici dell’ospedale di Cavalese, l’assessora provinciale alla salute Stefania Segnana ha visitato anche la casa di riposo "Giovanelli" di Tesero che ospita 79 persone, assieme al presidente, Diego Canal e alla direttrice Roberta Bragagna, e la “San Gaetano” di Predazzo col presidente Francesco Delugan, la direttrice (condivisa con la struttura di Vigo di Fassa) Alessia Daprà, la vicepresidente Elisa Piazzi e la vicedirettrice Cristina Dellantonio. Numerose le questioni sollevate. Quali sono le più importanti?
Lo abbiamo chiesto ad Alessia Daprà, che da qualche anno ha sulle spalle (ancora per poco, perché si sta espletando il concorso per il nuovo direttore) la struttura di Predazzo che ospita 90 persone di cui 86 in convenzione, oltre a quella di Vigo di Fassa che dirige da una decina d’anni.
«Il problema principale delle strutture sanitarie – afferma Daprà - in particolare delle Rsa più periferiche, è il reperimento di personale qualificato, infermieri e Oss». Però Segnana ha detto a Cavalese che il problema riguarda gli infermieri che hanno condizioni contrattuali più favorevoli nelle strutture ospedaliere e che si è puntato soprattutto sugli Oss. «No, ci sono problemi anche con gli Oss. A Ziano ne sono usciti 7 in 2 anni. Abbiamo 8 posti vacanti a Predazzo e 11 a San Giovanni con gli ultimi concorsi fatti in autunno. L’assessore ha proposto di dare ai partecipanti la possibilità di concentrare i corsi in un anno in modo da accelerare la disponibilità di nuovi Oss».
Nella lista della spesa delle case di riposo anche la necessità di garantire dimissioni protette dall’ospedale con maggiori posti di sollievo e servizi intermedi di carattere semiresidenziale (centri servizi e centri diurni).
Riferimenti e rette
Un’altra criticità evidenziata è la necessità di avere punti di riferimento precisi per affrontare le scelte degli ospiti che ormai – sottolinea la direttrice – per la quasi totalità non sono in grado di prendere decisioni a causa del decadimento fisico o cognitivo. «Servirebbe la nomina di un amministratore di sostegno prima dell’istituzionalizzazione, facendo leva sulla collaborazione dell’Unità di Valutazione Multidisciplinare del servizio sociale»
Le case di riposo chiedono anche una gestione più funzionale delle procedure di ingresso e di conseguenza dei rapporti con le UVM in modo da garantire livelli di assistenza appropriati in base al profilo dell’utenza, e delle corsie preferenziali per le visite specialistiche degli ospiti delle Rsa. «Non possiamo portare lungodegenti che hanno bisogno urgente di analisi, magari a Tione, o essere costretti a spostare in ospedale per una visita dermatologica un’ospite con le piaghe» esemplifica Daprà -. Che aggiunge: «Il presidente Delugan ha chiesto anche la possibilità di gestire le rette. La Pat le ha infatti bloccate per tutti, indipendentemente dal loro ammontare. La media provinciale è di 47 euro. Prima chi era sotto, come noi a Predazzo, poteva aumentarle di 1 euro, gli altri no. Ora invece sono bloccate per tutti». È stata «una svista di inizio mandato» ha detto l’assessora Segnana, che si è impegnata a dare delle risposte immediate per le questioni più semplici di carattere tecnico, riservandosi le opportune verifiche per quelle più complesse.